In altri tempi e in altre circostanze avrebbero fatto sorridere le preoccupazioni, sfumate sì ma da più parti espresse, per la trasferta dell’LR Vicenza, che sarà ospite, nella terzultima giornata di campionato, della Virtus Verona. Che la capolista, infatti, debba guardarsi da una realtà del calcio professionistico diametralmente opposta alla sua sotto tutti i profili, sembra davvero inverosimile.
Come società la Virtus è, di fatto, una sola persona (l’eccezionale presidente-allenatore a vita Gigi Fresco) mentre il Vicenza è una struttura a tutti gli effetti imprenditoriale che ha una proprietà solida e doviziosa e un cda degno di una grande industria e, nel suo organigramma, ci sono tutte le figure professionali tipiche dei top team, dal direttore generale a quello finanziario a quello sportivo.
Anche sotto il profilo tecnico al club di largo Paolo Rossi non manca nulla: un allenatore fra i migliori della categoria, una rosa che è la seconda per valore nel girone, un centro sportivo all’avanguardia, uno stadio da 13.000 posti. La Virtus, branca calcistica di una cooperativa sociale che opera soprattutto per gli immigrati, ha un campo all’interno di un centro polisportivo alla periferia di Verona, con solo una tribuna e una curva e una capienza di 1.500 spettatori e il terreno di gioco ha dimensioni ai limiti della omologazione. E, per quanto riguarda la rosa, il valore è fra i più bassi del campionato come anche il monte ingaggi.
E che dire di blasone e pubblico? Da una parte c’è un club erede di una tradizione calcistica pluricentenaria e di un palmarès importante, dall’altra una piccola società di quartiere senza pedigree che è riuscita a scalare le categorie fino ad arrivare al professionismo negli ultimi anni. Al Menti, nell’ultima insignificante partita con la Clodiense, c’erano più di 10.000 spettatori e la media è sugli 8.000, invece al Gavagnin-Nocini i tifosi sono poche centinaia.
Messi a confronto Gigi Fresco e Renzo Rosso non potrebbero essere più diversi. Un grande imprenditore e uno degli uomini più ricchi d’Italia contro un operatore del sociale che, da autodidatta, si è creato passo passo un duplice ruolo di manager sportivo e di allenatore professionista. Chissà come e se si parlano, i due, quando s’incontrano.
Non ostante queste dicotomie, Vicenza e Virtus si confrontano in una partita che potrebbe essere decisiva, per la prima, in ottica promozione e comunque importante, per la seconda, nella prospettiva del miglior piazzamento storico nei play off. Se si cercano le motivazioni, non mancano certo in tutti e due gli spogliatoi.
I bookmakers danno quote stratosfericamente a favore della vittoria vicentina, mediamente 1 a 5, che non tengono conto delle preoccupazioni che, invece, circolano fra i tifosi ma anche fra gli addetti ai lavori. Perchè? Perchè, prima di tutto, giocare in casa e sul campo della Virtus non è mai facile: le dimensioni del terreno facilitano chi si difende e favoriscono le ripartenze, e, sotto questo aspetto, chi ci rimette di più è una squadra come il Vicenza, che pratica un gioco ampio e accentuato sulle fasce, e si è dimostrato più volte in difficoltà a sostenere i contropiede. Vero che i veronesi non hanno vinto molto quest’anno in casa (ma il rendimento interno è in attivo con 22 punti), però, in tempi recenti, hanno battuto il Padova e pareggiato con la Triestina. E poi hanno in squadra il secondo della classifica marcatori, il 30enne Michael De Marchi (16 gol), che Fresco è riuscito a portare fra i suoi facendo leva più su motivazioni umane che economiche.
Il Vicenza, da parte sua, potrebbe essere il vero nemico di se stesso, perchè, se giocasse una partita con la puzza sotto il naso o anche solo senza il dovuto agonismo o con una concentrazione a singhiozzo, richierebbe davvero non solo di mettere in dubbio il risultato ma anche, in questo caso, il suo primato.
GIANNI POGGI
Bah. La palla è rotonda. Davide e Golia. Basterebbero queste citazioni per confutare in toto i ragionamenti espressi nell articolo. Comunque il Vicenza deve fare di tutto x vincere.
Gianni Poggi profeta, Vecchi Pulcinella.