# Tags
blank
blank

LR VICENZA. IL PAREGGIO CON IL PADOVA, LO PSICODRAMMA COLLETTIVO E IL SILENZIO DEI ROSSO

Renzo Rosso

C’è stato un momento memorabile nel derby veneto fra LR Vicenza e Padova: quando il pallone calciato dal centravanti biancoscudato Alberto Spagnoli ha superato il difensore vicentino Giuliano Laezza e il portiere biancorosso Alessandro Confente ed ha terminato la sua parabola nella porta sottostante la Curva Sud dello stadio Menti, improvvisamente e contemporaneamente il silenzio è caduto sugli spalti, che, fino a un attimo prima, traboccavano dell’innegiare dei tifosi di casa alla ormai sicura vittoria dei propri eroi.
Per un istante c’è stato solo silenzio su tutte le tribune, poi la Curva Nord, che alloggiava i 1.200 supporter padovani, è esplosa nel clamoroso e corale urlo di chi si liberava dell’incubo di una sconfitta dalle ricadute imprevedibili e delirava per la gioia di un gol che valeva come una vittoria anzichè come un semplice pareggio.
In quell’istante di silenzio si sono condensati pensieri, emozioni e sentimenti di 11.000 spettatori che, chi per un motivo chi per un altro, hanno avuto bisogno di quella minima frazione di tempo per rendersi consapevoli dell’accaduto e per dar voce e corpo alla propria incontenibile emozione, positiva e negativa che fosse.
Considerata l’abitudine tutta veneta di accompagnare certi frangenti con, per così dire, commenti di natura religiosa, si può conteggiare senza approssimazione che qualche migliaio di “eresie” (tutte vicentine) siano volate al cielo dal perimetro del Menti dopo l’1-1. Senza contare quelle esternate in remoto dai telespettatori. Meno male che è l’anno del Giubileo e dell’indulto.
Quello che è andato in scena domenica 16 febbraio 2025, più o meno alle ore 16 e 50 minuti, è stato uno psicodramma collettivo la cui memoria resterà fra i momenti storici del calcio biancorosso e sarà raccontato dai presenti a figli e nipoti. L’appartenenza dei vicentini alla propria squadra di calcio ha toccato in quest’occasione la sua acme negativa, senz’altro superiore e più intensa rispetto a tanti altri momenti-no che, ormai da 25 anni, punteggiano le vicende calcistiche della ex-Nobile Provinciale e ora solo Decaduta.
Un tempo non esistevano i social media e, nel dopo partita, la delusione si manifestava solo nei bar, nelle osterie e nelle strade del ritorno a casa. Quella per il “pareggio-che-vale-una-sconfitta” si è, invece, potuta sfogare sulle tastiere di smartphone, tablet e computer: mai tanti post sono stati scritti dai tifosi vicentini per suggellare il proprio pensiero e il proprio stato d’animo. Ci vorrebbe qualcuno che si prendesse la briga di raccogliere i più significativi in un’antologia.
I commenti dei protagonisti della partita sono stati complessivamente posati. Ha colpito la comprensibile amarezza delle dichiarazioni dell’allenatore vicentino Vecchi sul cui viso, per la prima volta, non è comparso il solito sereno sorriso a corredo delle parole ma, anzi, un’espressione visibilmente cupa.
Il suo collega padovano Andreoletti è stato di esemplare onestà riconoscendo il valore degli avversari, assumendosi la responsabilità della brutta prova dei suoi e sottolineandone il merito di non aver mollato fino all’ultimo. Finalmente un allenatore che non chiama in causa arbitro, campo, sole, pioggia o vento per giustificare di aver ciccato una partita.
I giocatori del Vicenza intervistati hanno promesso di voler continuare comunque fino al 27 aprile la rincorsa. E che altro avrebbero potuto dire?
Quelli che sono vistosamente rimasti assenti dal contesto mediatico, sia nel post partita che anche nel day after, sono stati i Rosso: nemmeno una parola del presidente e dal patron. E la cosa non può che risultare strana e incompresibile, perchè è proprio nei momenti difficili che la voce del padrone dovrebbe invece essere forte e chiara per sostenere e incoraggiare la squadra.
Questo è quello che ha fatto il presidente dell’Inter Giuseppe Marotta dopo la sconfitta dei nerazzurri nel derby d’italia con la Juventus e questo è quello che dice di fare il manuale del bravo presidente di una società calcistica di qualunque categoria.
Perchè, invece, nè Stefano nè Renzo hanno sprecato una parola per rincuorare e incoraggiare allenatore, staff, giocatori e, già che ci sono, l’impareggiabile popolo biancorosso?
GIANNI POGGI

blank
Sottoscrivi
Notificami
guest
0 Commenti
Più vecchi
Più recenti Più votati
Feedbacks in linea
Vedi tutti i commenti

PIU' RECENTI

0
Lascia un commentox