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LR VICENZA. IL PAREGGIO A LECCO FRENA LA RINCORSA ALLA CAPOLISTA MA D’ORA IN POI BISOGNA DARE DI TUTTO E DI PIÙ

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L’LR Vicenza continua a essere deludente nelle sue prestazioni in trasferta e corre il rischio di pregiudicare la rincorsa al Padova con le sue frenate lontano dal Menti. Così è stato anche a Lecco, dove i biancorossi hanno giocato male e senza mordente, facendosi per lunghi tratti sopraffare da un’avversaria che non era niente di eccezionale e che nemmeno ha dovuto dannarsi per accaparrarsi almeno un punto, quanto mai utile per evitare di farsi risucchiare nei play out.
Dalla scadente partita di Lecco si possono dedurre alcune cose, per altro già viste in tante recenti trasferte. La prima e più evidente è che si è creata una dipendenza della squadra da Ronaldo, perchè quando il brasiliano non c’è (come in quest’ultima occasione) la manovra del Vicenza diventa oltre che lenta, prevedibile e poco produttiva e anche complessivamente meno efficace in entrambe le fasi. Senza Pompeu si rivede il Lane del girone di andata, costretto ad appoggiare pressochè sempre le giocate offensive sugli esterni perchè al centro non sfonda.
A Lecco Vecchi ha finalmente rinunciato al suo preferito centrocampo a 4 aggiungendo una mezzala ma la nuova combinazione non ha funzionato e il reparto opposto ha complessivamente prevalso su quello in biancorosso, che, per di più, ha molto sofferto sulle fasce dove i lecchesi hanno vinto quasi sempre i duelli sia attaccando che difendendo.
Certo è anche questione di giocatori, perchè il redivivo Rossi ancora una volta non si è dimostrato all’altezza di Ronaldo, rispetto al quale ha meno lucidità e intraprendenza, e perchè le due mezzali Della Latta e Zonta hanno lavorato più da mediani che da suggeritori e, infine, perchè dai quinti è arrivato ben poco sostegno alle punte e, invece, molta incertezza nel contrasto.
Alla serataccia si è aggiunto un contributo sotto il minimo sindacale degli attaccanti. L’allenatore, stavolta, ha proposto la coppia Morra-Ferrar, che non ha dato grandi risultati nè nell’intesa nè nelle giocate individuali. E i cambi operati da Vecchi sono stati tardivi e non hanno prodotto alcun risultato concreto.
Dalla mediocrità si è salvato solo e ancora una volta Confente, a cui l’allenatore deve molto in questa fase di campionato perchè è stato proprio il portiere più volte a tenere a galla il Vicenza con parate salva risultato. I meriti di Confente risultano ancora maggiori se si tien conto che i compagni di difesa non sono sempre ineccepibili e lasciano a lui l’onere di rimediare ai loro errori.
Lo sbaglio più grande che si sta facendo, in questo trend, è riferirsi continuamente a quello che fa il Padova. Il confronto, è ovvio, è reso inevitabile dalla vicinanza in classifica ma l’attenzione generale (anche quella dei tifosi) è catalizzata da quel che fa la capolista e da come lo fa. Ciò distrae e confonde nel valutare lucidamente ciò che invece fa o, meglio, non fa il Vicenza per coronare la sua rincorsa. La spasmodica ossessione per il percorso del Padova dev’essere piuttosto limitata all’aspetto matematico ma non deve allontanare da una analisi onesta del rendimento della squadra, di Vecchi e dei giocatori.
Il focus, nelle prossime sei partite rimanenti, va tutto sul Vicenza, alla ricerca delle soluzioni migliori tecniche, tattiche e agonistiche perchè ormai lo spazio di manovra è pochissimo ed è il momento di dare tutto in campo, in panchina e sulle scrivanie dei dirigenti. Le partite bisogna vincerle, non c’è altro da fare a questo punto e ogni componente del quadro biancorosso deve dare di tutto e di più.
GIANNI POGGI

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