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LR VICENZA. IL PAREGGINO CON L’ATALANTA UNDER 23 CONFERMA I LIMITI DEI BIANCOROSSI IN TRASFERTA

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Sarebbe un errore valutare come occasionale e marginale il pareggio catturato in extremis dall’LR Vicenza nella trasferta con l’Atalanta Under 23. Bisogna, invece, inquadrarlo nel contesto di un campionato in cui la squadra di Stefano Vecchi ha alternato prestazioni convincenti e serie positive a partite di tutt’altro livello e a risultati ottenuti immeritatamente.
Il 2-2 di Caravaggio rientra fra questi ultimi, come lo era stata la vittoria di Meda sul Renate, e, se il pareggio al Menti con il Padova era stato vissuto come una sconfitta, quello con l’Under 21 nerazzurra va percepito come una vittoria. Perchè i biancorossi hanno rischiato di subire uno stop pesante nel punteggio, vanificato da alcune parate salvifiche di Confente, e, in generale, hanno giocato male.
Allora è legittima una riflessione sul valore di questa squadra, non sulla qualità (che è indubbiamente buona anche se non assoluta) ma sul complesso di fattori che risulta dalla somma di agonismo, concentrazione, continuità e personalità. È ormai evidente che il livello del Vicenza è sì alto ma non altissimo, che la squadra non è continua come dovrebbe esserlo un’aspirante alla promozione, che non tutti i giocatori sono in grado di assicurare un rendimento costante e concreto.
La resa non omogenea risulta vistosa soprattutto nel confronto fra quella in casa e quella in trasferta: al Menti il Vicenza ha ottenuto 39 punti ed è imbattuto, mentre in esterna ne ha incamerati 28 ed ha subìto 3 stop. Questo andazzo è rispecchiato anche nel bilancio dei gol: 32 quelli segnati in casa contro i 17 fuori e 5 quelli incassati contro 11.
Quando il testa-a-testa è così ravvicinato come quello con il Padova, i margini per alti e bassi sono molto ristretti, serve invece continuità e capacità di gestione delle partite, che non sono mai tutte uguali e un gran team deve essere in grado di annullare o almeno di minimizzare gli effetti delle diverse situazioni.
Il Vicenza non sempre è in grado di farlo, si veda ad esempio la versione biancorossa con l’Arzignano e quella con l’Atalanta, due squadre e due prestazioni agli antipodi a distanza di una settimana. Se con i giallocelesti il Lane era sembrato il Real Madrid, con la banda di ragazzini nerazzurri ha dato l’impressione di un gruppo dissociato nell’impegno, non sintonizzato sulla gara e inconcludente.
Non tutte le responsabilità sono dei giocatori, certo, e anche Vecchi va valutato perchè qualche responsabilità è chiaro che ce l’ha anche l’allenatore. Non sempre le formazioni iniziali sono indovinate, infatti, e i cambi in corso di gara (di solito ruolo su ruolo) ben raramente portano miglioramenti. Vecchi non si scosta pressochè mai dal modulo 3-4-1-2 e vien da chiedersi se certe volte non sarebbe più utile un centrocampo a 5 e, magari, dare un po’ di pausa a Della Morte, sempre più spesso assente dal gioco.
Possibile, poi, che una batteria di attaccanti con sei pedine a disposizione non riesca a produrre un numero di palle-gol adeguate alla quantità di azioni offensive?
Il Vicenza ha rischiato di perdere ed ha fatto una dannata fatica contro una squadra Under, senz’altro di buon valore ma reduce da una prolungata serie negativa, che nelle ultime 6 partite aveva segnato 3 gol in tutto e, per di più, era priva del suo giocatore di maggior valore, il capocannoniere Vanja Vlahovich mister 6 milioni.
Il distacco del Padova (che ha battuto autorevolmente l’AlbinoLeffe) si è di nuovo allungato a 5 punti e, a 8 turni dalla fine del campionato, tutto si fa più complicato.
GIANNI POGGI

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