
LR VICENZA. SARÀ UNA SQUADRA OPERAIA QUELLA CHE SI RADUNA IL 14 LUGLIO? PER ORA NON CI SONO STAR
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L’LR Vicenza torna senza danni dalla trasferta ad Avellino ma con alcuni dubbi. La gara di andata della semifinale dei play off promozione ha avuto una sola protagonista, la squadra irpina, nel bene e nel male: ha dato una lezione di gioco, ha vinto pressochè tutti i duelli individuali e ha creato almeno sei occasioni-gol ma le ha sbagliate tutte e non è riuscita a ottenere il risultato che meritava con la complicazione di dover rimandare tutto alla partita di domenica prossima a Vicenza. L’Avellino avrebbe potuto chiudere il discorso qualificazione alle finali già nel primo confronto ma ha sprecato l’occasione.
Il primo dubbio sul Vicenza riguarda la condizione della squadra. Dopo il segnale d’allarme del primo tempo a Padova, anche ad Avellino i biancorossi sono stati sovrastati ma, stavolta, per l’intera durata della gara. L’evidenza di una diffusa stanchezza è stata vista da tutti e i cambi fatti da Vecchi non hanno migliorato la prestazione.
Torna a galla il noto limite della rosa corta. Era scontato che turni tanto ravvicinati avrebbero provocato usura nei giocatori (Ronaldo, senza il consueto partner Tronchin, è stato meno lucido e dinamico) ma Vecchi non ha avuto tante alternative per le rotazioni ed è stato costretto a far giocare sempre gli stessi, anche perchè sono sopraggiunti infortuni (Cavion, Tronchin) che penalizzano il reparto più esposto, il centrocampo. È mancata completamente la spinta dei quinti, infatti De Col e, soprattutto Costa, sono stati costretti a restare bassi per limitare gli ottimi esterni irpini.
Ad Avellino l’attacco ha avuto un bilancio prossimo allo zero. Ferrari è riuscito solo una volta a farsi largo ma, per il resto del match, si è fatto più apprezzare come difensore. Della Morte è sembrato uno fra i più stanchi e il suo indice di pericolosità è risultato molto basso. La strana idea di Vecchi di schierare Delle Monache al posto di Pellegrini non ha funzionato perchè il giovane attaccante esterno non ha contribuito nella misura sperata, intestardendosi nel suo solito gioco personalistico e non lavorando abbastanza come filtro di fascia.
La difesa biancorossa ha ballato come mai era successo nel girone di ritorno e nei precedenti turni di play off. Ha sorpreso soprattutto la libertà lasciata in area ai due centravanti avversari che non ne hanno, però, saputo approfittare. L’Avellino è stato bravo a proporre una fase offensiva molto diversificata, in cui si sono alternati cross a triangolazioni veloci centrali, e i difensori vicentini si sono trovati a disagio in entrambe le giocate. Confente ha bucato un’uscita, nel finale, che ha regalato una palla gol strepitosa a Marconi che, a porta vuota, la ha ciccata clamorosamente.
La squadra di Vecchi è mancata nella costruzione del gioco, affidata per lo più ad iniziative personali quasi sempre ben controllate dai giocatori dell’Avellino, che sono riusciti a restare concentrati fino alla fine. Per il resto i biancorossi hanno lavorato difensivamente, lasciando il possesso palla agli avversari e, in molte fasi della gara, arroccandosi nella propria metà campo. Si contava sulla possibilità di mettere in difficoltà i biancoverdi con delle ripartenze ma la cosa non è riuscita.
Di questa partita resta positivo il pareggio che allunga a 21 i risultati utili consecutivi e a 5 i match con la porta inviolata. Basterà il no contest del Partenio per partire favoriti al Menti? In realtà lascia le cose come stavano perchè in semi non ci sono teste di serie e passa il turno chi segna di più. Il fattore campo, in cui i tifosi credono molto, a questo punto conta poco come s’è visto nelle partite più recenti. Se al 90′ del ritorno il risultato fosse ancora di parità, si giocherebbero i supplementari e questa è una eventualità da evitare perchè è evidente che la squadra meno in condizione è il Vicenza.
GIANNI POGGI
Nella foto, Golemich
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