
LR VICENZA. SARÀ UNA SQUADRA OPERAIA QUELLA CHE SI RADUNA IL 14 LUGLIO? PER ORA NON CI SONO STAR
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Dopo mezzora FeralpiSalò-LR Vicenza 2-0. E chi se l’aspettava? Neanche il più accanito tifoso del Padova. Ma il risultato è ineccepibile e riflette la superiorità espressa dalla squadra di Aimo Diana per tutto il primo tempo ma anche la complessiva giornata-no dei biancorossi.
Che qualcosa non andava per il verso giusto si era visto subito o quasi: la Feralpi lasciava campo al Vicenza che primeggiava sì nel possesso palla ma la manovra girava a vuoto, arenandosi a ridosso dell’area avversaria. Il centrocampo vicentino si faceva risucchiare troppo avanti e i Leoni del Garda facevano la mossa vincente lanciando veloci ripartenze che incuneavano i giocatori di casa direttamente addosso alla difesa ospite, senz’altro poco protetta ma anche a sua volta in versione sbandamento. E così arrivavano al 20′ e al 30′ i due sigilli della Feralpi, sufficienti al 95′ ad accaparrarsi i tre punti.
Nell’intervallo il Vicenza aveva 4 punti di svantaggio dal Padova, ma, dopo 6 minuti della ripresa, anche questo modesto baluardo crollava perchè la capolista andava a segno e, facendo poi tris, si riportava definitivamente a distanza di sicurezza in vista del derby veneto al Menti. Il Lane, infatti, a Salò non riesciva nemmeno a segnare il gol della bandiera e, anzi, rischiava di prendere il terzo.
Questa sconfitta è la terza in una trasferta contro un avversario di pari rango, dopo quelle a Padova e a Trieste, e questo fa aprire un ragionamento sull’effettivo valore della squadra vicentina. Perchè è inutile fare i fenomeni contro il resto della compagnia in un girone di un livello scarsissimo e, invece, non aggiudicarsi i confronti-cardine. Una squadra con pretese di promozione diretta deve vincere o, almeno, non perdere le poche partite che fanno la differenza in un siffatto campionato, visto che quelle contro avversarie di seconda e terza fascia sono nella maggior parte indirizzate in un certo modo. Così, infatti, si spiega la madornale distanza fra Padova e Vicenza e tutte le altre.
Stefano Vecchi ha cannato la partita contro la squadra che aveva portato due anni fa in B. Ha scelto giocatori che non erano palesemente competitivi, in primis un Della Morte che avrebbe bisogno ormai di un po’ di ferie, e poi un Ronaldo che non è più riuscito a ripetere la straordinaria performance fatta con l’Alcione, e anche un De Col che, da terzino, non è una novità che mal si destreggia in spazi larghi e contro avversari veloci. Appare evidente poi che, per l’attacco, al momento Vecchi non ha alternative alla coppia Rolfini-Morra e, se il primo non ha l’estro attivo, il secondo fa sempre una gran fatica a trovare il tiro.
Vecchi ha capito che le scelte iniziali non funzionavano ed è corso ai ripari già al 46′ lasciando nello spogliatoio Talarico e Rolfini per Rauti e Capone e, nel secondo slot, ha congedato Morra e Ronaldo a favore di Ferrari e Carraro. Al 75′ ha, infine, panchinato Zonta e immesso Della Latta. Tanti cambi ma ben pochi miglioramenti. La palla ce l’aveva quasi sempre il Vicenza ma l’elaborato del gioco si esauriva in una serie infinita di cross dalla trequarti su cui i gardesani facevano un figurone. Di tutto questo lavoro restava solo una rovesciata di Ferrari, che meritava la rete e, invece, incocciava la traversa, e un tiro di tacco di Rauti neutralizzato.
Il Vicenza di Salò è assomigliato parecchio a quello del Renate ma, per vincere, ci sarebbe voluto piuttosto quello dell’Alcione. Questa sconfitta destabilizza il morale e arriva nel momento peggiore, prima della partita con il Padova che, invece, si è riabilitato sia pure contro una candidata alla retrocessione come la Pro Patria.
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