Il dato più eclatante di LR Vicenza-Pro Patria è il numero degli spettatori: 9.015, di cui 7.219 abbonati, 61 ospiti e incasso di 75.014 euro. Un pubblico numericamente da serie superiore per una partita di interesse molto basso e in coincidenza con un grande evento, la Notte Bianca, in corso nel Centro Storico della città.
Era evidente che non fosse un’impresa impossibile battere la Pro Patria, penultima in classifica a quota 2 grazie ad altrettanti pareggi, con una capacità di far gol minima (uno in tre gare) e una rosa di Under o poco più. Una squadra, insomma da C2.
La Pro scesa in campo al Menti all’inizio, al netto dei due veterani Nicco (36 anni) e Alcibiade (34) comprendeva un 2000, due 2002, quattro 2003, un 2004 e un 2005. Era, in pratica, una Under come le seconde squadre di Atalanta, Juventus e Milan ma priva dei giovani di qualità che, invece, innervano quelle facendo addirittura la spola con la prima squadra.
Con tutto il rispetto doveroso per la squadra di Busto Arsizio, non si poteva certo paragonare la Pro Patria al Vicenza, essendo troppo vasto il differenziale nella qualità tecnica, nella esperienza e nella rosa.
Il riscontro del campo ha confermato la disparità fra le due contendenti, tant’è che il Vicenza ha gestito a suo piacimento la partita senza correre praticamente alcun pericolo e indirizzandola come previsto in forza di una superiorità di gioco e di una solidità che i malcapitati avversari mai sono riusciti ad arginare.
Il contesto ha favorito la preparazione del match dell’allenatore vicentino, che ha potuto approfittare della pochezza della Pro per aggiustare un po’ la formazione, almeno quella partita all’inizio. Il rientro a tempo pieno di Laezza ha stabilizzato la difesa (anche se la prima linea avversaria non era certo un banco di prova attendibile), la riproposizione della coppia di centrali Rossi-Zonta stavolta ha dato concretezza e linearità al gioco (pur senza brillare nella costruzione), l’utilizzo di un esterno con le caratteristiche di Talarico ha dato la spinta che mancava sulla fascia destra e, infine, Rauti è risultato molto più adatto a far coppia in attacco con Morra rispetto a Zamparo.
Sarebbe un errore sopravvalutare la prestazione dei biancorossi in questa partita come anche arrivare a conclusioni premature sul prosieguo del campionato. La prestazione va commisurata al peso dell’avversario, che si è dimostrato un test molto relativo, e gli indiscutibili segnali di crescita della squadra andranno confermati non tanto contro l’Alcione Milano (una neopromossa che, con il Padova, ha fatto la figura della comparsa) quanto, piuttosto, nel miniciclo che seguirà, in cui i biancorossi dovranno dimostrare quanto valgono veramente nei tre successivi confronti con le odierne capolista Renate e Padova e con la FeralpiSalò di Aimo Diana.
Il vero campionato del Vicenza comincerà, quindi, solo nel turno infrasettimanale del 24 settembre, ospite al Menti la rivelazione Renate, primo banco di prova per le ambizioni biancorosse dopo cinque turni in cui il benevolo calendario ha consentito un comodo rodaggio contro squadre che, in altri tempi, avrebbero legittimamente trovato posto in Serie C2.
Vecchi ha ancora una tappa a disposizione, la trasferta contro l’Alcione, per mettere a punto la squadra in vista del trittico che seguirà. C’è una condizione fisica ancora non all’apice da portare a regime, c’è un centrocampo da definire una volta per tutte sia negli esterni che nei centrali, c’è un Della Morte che va rigenerato e posizionato dove può rendere di più, c’è da decidere la composizione della coppia di attaccanti perchè solo la continuità e l’affiatamento possono ottimizzarla.
La prova generale sarà sabato 21 settembre a Sesto San Giovanni, in casa dell’Alcione Milano.
GIANNI POGGI
Nella foto (dal sito della società) Morra e Rauti