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LO SMARTPHONE IN CLASSE NON È IL SOLO PROBLEMA DELLA SCUOLA ITALIANA

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La questione del divieto del cellulare in classe nella scuola primaria dell’Infanzia e secondaria di primo grado, vale a dire fino alla terza media, ha monopolizzato l’attenzione di giornali e TV, dei ragazzi e delle loro famiglie. La maggior parte dei diretti interessati si chiedono che cosa succederà se si sarà scoperti con il cellulare in classe durante le lezioni, dato che la regola esiste già, in quanto presente in ogni regolamento di Istituto e nel Patto di Educativo di Corresponsabilità che le famiglie firmano all’inizio di ogni anno scolastico.
Fino ad oggi esisteva il sequestro preventivo dell’oggetto e la convocazione dei genitori.
Da quest’anno cosa succederà ai ragazzini inadempienti? Il divieto arriva direttamente dal Ministro. E non è cosa da poco. Basterà questo per far sì che nessuno arrivi a scuola con lo smartphone o si dovrà ricorrere a punizioni esemplari?
La sensazione è che su una questione di cui si discute da anni, dal 2007 per la precisione, quando fu emanata la prima circolare in merito, il governo abbia messo in atto un’azione di distrazione per nascondere che la scuola inizia e molte sono le cattedre scoperte, che il malessere dei docenti, i peggio pagati d’Europa, è palpabile, che il liceo del Made in Italy è stato un flop, che la riforma sull’Autonomia potrebbe peggiorare il divario tra Nord e Sud in fatto di Istruzione ed educazione.
E poi questo provvedimento offende le famiglie e i docenti perché si disconosce per le prime la capacità di interagire con i propri figli e di educarli al meglio, per i secondi la capacità di formare, indirizzare e quindi di far passare i fondamenti della convivenza civile. Oppure la scuola è così caduta in basso che è necessario un ministro che imponga quello che si deve fare?
Il divieto, espressione di autoritarismo, è comunque la negazione di un percorso educativo. La scuola che si caratterizza per avere una sua autorevolezza non nega, ma spiega, dimostra, coinvolge, propone.
E così lo smartphone può diventare un’opportunità, un mezzo per prepararsi ad una futura realtà completamente digitale. Si ricordi che la scuola italiana è ultima in Europa in tema di digitalizzazione, che senza smartphone non si sarebbe salvato l’anno scolastico durante l’epidemia di Covid.
Sarebbe stato meglio se il Ministro si fosse fatto promotore di un percorso di formazione per docenti e genitori in tema di gestione del cellulare per aiutare di più e meglio i ragazzi e le ragazze a vivere nella cultura del digitale senza farsi del male, considerando che quello che non si può fare in aula si può farlo a casa, fuori di scuola comunque.

Rosanna Frizzo

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