In questo spazio domenicale vengo a scrivere di Sinner, non solo perché nel giro di un anno è diventato il umero uno del tennis mondiale, ha giocato 79 partite e vinte 73, ma anche perché ancora una volta le sue imprese offrono l’occasione di una riflessione utile a tutti noi e soprattutto ai giovani.
Si sono spesi aggettivi di plauso per un giovane che si mostra correttissimo, estraneo al gossip, semplice, gentile, sorridente. Come vorremmo fossero tutti i nostri giovani. Soprattutto perché sappiamo che dietro alle sue vittorie ci sta un duro lavoro, un impegno indefesso accompagnato dalla voglia di migliorarsi. E così, se lo scorso anno promise a Berrettini che la Davis l’avrebbero rivinta, ebbene ha fatto in modo che accadesse riportando in auge anche lo sfortunato amico.
Possiamo dire che grazie a lui l’Italia del tennis è fortissima, e non dimentichiamo che la supremazia tennistica è merito anche della squadra femminile con le strepitose Paolini ed Errani. Tutti giovani giocatori, tutti impegnati ora a tenere alto il prestigio di un movimento, quello del tennis che come poteva essere previsto, vede oggi un boom di appassionati. Tutti vogliono essere loro, Sinner, Berettini, Errani, Paolini ed è giusto così! Se poi si mettesse in tutte le cose anche solo il 10% della determinazione, della volontà, dell’impegno che ci mettono loro, allora saremmo sicuri di poter essere una società migliore, capace di rispettare l’avversario, capace soprattutto di giocare con gioia. Avremmo forse giovani migliori!
Perché i nostri tennisti rappresentano una nuova generazione di sportivi, per i quali lavorare, allenarsi tanto non stanca, anzi! E i numeri parlano da soli. Sinner poteva riposarsi dopo la vittoria a Torino e invece no, torna in campo per aiutare i suoi compagni di Nazionale.
E vi prego di non parlare di denaro! Non è colpa di questi ragazzi se il tennis fa diventare ricchi. Loro fanno quello per cui sono chiamati, lavorano tanto, sacrificano tanto. Guardiamo invece alla bellezza dei loro gesti atletici, alla precisione dei loro dritti e rovesci, e soprattutto si sia fieri di questi ragazzi che in campo sembrano volare.
Rosanna Frizzo