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LA STRAGE CONTINUA DI MIGRANTI NEL MEDITERRANEO TRA L’INDIFFERENZA DELLA GENTE

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Tra i 66 dispersi in mare dell’ultima tragedia dell’emigrazione nel Mediterraneo, persone che mai sapremo chi fossero, che storie portassero con sé, forse ci sarà stata anche una giovane famiglia afghana, padre, madre e due bimbi piccoli, uno appena nato. Non ce la facevano più a vivere in un paese che nega ogni forma di libertà, che affama la sua gente, che non dà alcuna garanzia per il futuro dei più giovani. Quante volte hanno discusso i due giovani sposi, prima di prendere la decisione, prima di prendere i soldi messi da parte per comprare un biglietto verso la libertà. O tutti o nessuno, la moglie non poteva restare in paese in attesa di una chiamata dal marito, sarebbe stata sicuramente vittima della giustizia sommaria dei Pasdaran. Allora si è partiti, si è affrontato insieme il difficile cammino verso la costa turca, dove li aspettava un veliero che li avrebbe portati in salvo, in Europa.
Tutto funzionava per il meglio, il veliero li aveva aspettati, avevano pagato il pattuito e sono partiti.
Si sono stretti sul ponte dell’imbarcazione, si sono guardati intorno, hanno scrutato i volti delle altre persone. Li confortava constatare che c’erano tanti bambini e dove ci sono i bambini c’è la speranza, la vita… Allah non avrebbe permesso che morissero…
E invece un boato e l’imbarcazione ha cominciato ad oscillare violentemente. Era finita! I due sposi si sono stretti forte proteggendo i due bimbi. Poi il buio.
L’ennesima tragedia dell’emigrazione clandestina nel Mediterraneo. Altri morti, davanti alle coste della Calabria, nelle acque di competenza della Guardia Costiera italiana.
Nello stesso giorno un altro incidente e altri morti in mare. Ma le notizie passano veloci nei palinsesti di informazione. C’è il G7, prima, proprio in Italia e poi la riunione dei capi di governo europei che devono scegliere il prossimo presidente della Commissione Europea.
Meglio parlarne poco, meglio non tornare su un tema che non trova soluzione, pare. O non si vuole risolvere, forse!
E’ triste, ma sembra che ci si sia abituati ad essere indifferenti, a cogliere la notizia, a starci male un poco e poi passare ad altro. Cosa si deve fare per riuscire a riunire intorno ad un tavolo i capi di governo e trovare una soluzione che sia reale, concreta, efficace perché capace di andare oltre agli interessi delle parti politiche?
I 66 morti erano persone che cercavano una vita migliore. Non siamo in grado di garantirla loro o non vogliamo?
Preferiamo costruire campi di raccolta, luoghi impossibili da vivere in attesa di rimandare tutti a “casa loro”.
Che dire ai propri figli o nipoti in merito alle tante immagini di morte che arrivano dal mare? Possiamo far finta di niente? Possiamo liquidare il tutto con “se la sono cercata”, o ancora con “se hai tanto a cuore i migranti perché non li ospiti tu?”.
Questo è il livello dell’opinione pubblica in proposito? Spero di no. Ma certo per dare una svolta al dramma dell’emigrazione clandestina via mare è necessario un cambio di passo, è necessario superare i sovranismi e gli egoismi. Mettere in comune le forze e soprattutto guardare all’altro non come un ostacolo, ma come un’opportunità.

Rosanna Frizzo

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