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IUS SCHOLAE O IUS ITALIAE: L’IMPORTANTE È PARLARNE

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Domenica 6 ottobre, sul prato di Pontida, per chi crede nella politica seria, fatta di impegno e di rispetto almeno delle regole minime di civismo, è andato in scena uno show orribile. Giovani padani, armati di striscioni bianco verdi, inveivano contro il Ministro degli Esteri Tajani, colpevole di aver proposto lo Ius Italiae, la risposta allo Ius Scholae di cui tanto si parla da mesi.
Cori sguaiati e offensivi da parte di gruppi per i quali il ministro dell’Istruzione, il giorno prima, diceva “nei vostri occhi vedo quelli dei miei figli.“ Poi però dal palco della domenica si scaglia contro chi nella scuola è contro le giuste forme di autorità che a suo parere garantirebbero il merito. Contro il lassismo di certi docenti che favorirebbero il venir meno di valori come patria e famiglia.
Ma una parola contro i cori anti Tajani? Un “state calmi ragazzi” non poteva dirlo? Quelli di Pontida sono gli studenti della scuola che vuole il Ministro?
Di fronte ad una tale situazione ci si deve preoccupare e molto. Bisognerebbe ricordare che in passato squadre di giovani violenti seminavano il panico nelle città e nessuno interveniva perché si pensava fossero semplicemente delle ragazzate. Purtroppo sappiamo come è andata.
In risposta a quanto raccontato sopra diventa quindi più urgente riprendere a scrivere proprio di Ius Scholae o Ius Italiae: dietro ai titoli sta la volontà di riconoscere i tanti giovani nati in Italia da genitori stranieri o arrivati in Italia che abbiano compiuto il percorso completo della scuola dell’obbligo, la condizione di cittadino italiano.
Le proposte attuali sarebbero più vantaggiose di quelle in vigore perché passerebbe alla scuola il compito di certificare l’idoneità e inoltre la possibilità di conseguire la cittadinanza potrebbe spingere gli studenti ad impegnarsi, perché senza promozione non ci sarebbe cittadinanza. Forse diminuirebbe la delinquenza giovanile, spesso fatta di ragazzini che, non vedendo prospettive, abbandonano lo studio e scelgono di deviare dalla retta via. E la scuola tornerebbe ad avere un suo ruolo importante ed evidente a tutti.
Le proposte attuali si muoverebbero sulla strada di una società più inclusiva e più giusta e che ha bisogno, per far funzionare il suo Welfare, di lavoratori stranieri. Se ne facciano una ragione o per lo meno smettano di animare lo spettro dello stereotipo che vede nello straniero solo uno che delinque, ruba il lavoro e il futuro ai nostri figli.
Il mondo, fuori dall’Italia, è molto più avanti.

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