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IL DOTT. GRAZIANO MENEGHINI: STUDIO, IMPEGNO E PASSIONE PER VINCERE IL CANCRO

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Ottobre Rosa, l’iniziativa benefica dedicata alla cura e soprattutto alla prevenzione del tumore al seno, si sta per concludere con una serie di iniziative novembrine, a testimonianza che l’azione di contrasto alla patologia non si può limitare ad un mese all’anno. Ricordiamo, a tal proposito il prossimo appuntamento, il concerto di Ellen River Trio, sabato 9 novembre presso il cinema San Pietro.
Ma intanto l’iniziativa del punto.news dedicato al Mese Rosa non si può concludere senza incontrare ed intervistare un protagonista di queste iniziative, Il dottore Graziano Meneghini, direttore di chirurgia senologica di Vicenza e direttore del Dipartimento Breast Unit Ovest Vicentino con sede a Montecchio Maggiore.
Inaugurata nel 2005, la Brest Unit dell’Ovest Vicentino è un chiaro esempio di medicina integrata ovvero fondata sulla sinergia tra diverse professionalità, e di prevenzione a tutto tondo.
E anche se non lo ammetterà mai, il fautore di questo percorso è stato proprio il dottor Graziano Menghini.
Montecchiano da sempre, inizia i suoi studi all’Istituto Rossi, non proprio la scuola più indicata per chi vuole diventare medico. “E ho sofferto per questo, perché da sempre avevo espresso il desiderio di fare il medico chirurgo, ma mio padre voleva che diventassi ingegnere, così mi iscrissi al Rossi che frequentai con buoni risultati, ma non con l’entusiasmo che avrebbe meritato il primo istituto tecnico in Italia. Con il senno di poi devo ammettere che comunque la scuola mi ha aiutato perché mi ha educato ad agire, a valutare ogni situazione, a prendere decisioni rapide e a trovare soluzioni immediate. In fondo un chirurgo non può prescindere da queste caratteristiche”.
Ci rivela dei suoi studi a Padova, dei suoi primi interventi nel nosocomio patavino, anche nella Medicina di emergenza, dove la capacità di capire la situazione è fondamentale. Ma la sua passione è sempre stata l’oncologia e quindi la chirurgia oncologica con particolare interesse per le neoplasie.
Arrivato a Vicenza prima, e a Montecchio Maggiore poi, il nostro si è specializzato negli interventi su neoplasie al seno, il tumore più diffuso tra le donne.
Ed è proprio in questo ambito che il dottor Meneghini ha incontrato il mondo del volontariato, l’Andos. Si è aperto verso i nuovi confini della chirurgia al seno con importanti incontri con il Prof. Veronesi dell’IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Ha fatto parte delle commissioni ministeriali, impegnate nei progetti di prevenzione.
“All’inizio della mia carriera ero chiamato ad intervenire sul cancro al seno, secondo modalità spesso veramente invasive che creavano gravi conseguenze psico fisiche sulla donna. Oggi, non solo abbiamo aumentato le probabilità di guarigione, ma siamo anche in grado di garantire dopo l’intervento qualità di vita veramente ottime. Il nostro impegno è stato quello di passare, nelle modalità di affrontare la malattia, dal concetto di dose massima tollerabile a dose minima efficace, il che è possibile solo attraverso un lavoro multidisciplinare, di condivisione che la Breast Unit garantisce. La donna malata ha la garanzia di essere seguita nel suo percorso verso la guarigione all’interno della stessa struttura, grazie all’intervento contemporaneo di più specialisti, ma anche di strutture di volontariato che aiutano nell’affrontare le conseguenze pratiche della malattia”.

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Il dottore spiega che settimanalmente viene organizzato un briefing per analizzare i diversi casi e per decidere quali percorsi attivare. Si decidono gli interventi chirurgici, le terapie secondo le esigenze della singola paziente. Per questo l’equipe è composta di radiologi, chirurghi, chirurgo plastico, oncologo radioterapista oncologo, endocrinologo, genetista, dietista e psicologo. Tutto per rendere sempre più mirata la cura. E questo ha permesso di portare la sopravvivenza a livelli considerevoli.
Il dottor Meneghini fin dall’inizio della sua carriere si è fatto promotore delle campagne di prevenzione sia come componente dell’Istituto Nazionale Lotta al Cancro, sia come fondatore del Gruppo Andos di Montecchio Maggiore.
Attraverso l’Andos è arrivato, con il supporto della Regione Veneto, a garantire a molte donne lo screenig gratuito ovvero la mammografia a partire dai 45 anni di età. Grazie alla collaborazione con le volontarie dell’Andos ha dato vita al centro donna, ora diventato Breast Unit.
“La prevenzione è la prima tappa per arrivare alla sconfitta del cancro al seno. Naturalmente fondamentale è la ricerca continua, i nuovi farmaci e le terapie mirate. Una donna che deve sottoporsi ad un intervento al seno sa che uscirà dalla sala operatoria con il seno ricostruito grazie alla chirurgia ricostruttiva; una donna con mammografia dubbiosa sa che può procedere con un test genetico, soprattutto se risultasse esserci familiarità con il tumore nella sua famiglia.
Molte opportunità dunque, ma attenzione alla prevenzione intesa come scelte di vita salutari, dieta ed esercizio fisico. Perché vorrei sfatare l’idea che se hai madri o nonne che non siano state colpite da tumore al seno, non si è a rischio. L’ereditarietà incide solo per un 20%, poi intervengono altri fattori come fumo ed alcol, abuso di farmaci, inquinamento tutti fattori definiti modificabili, perché dipendenti dai nostri comportamenti”.
L’aumento dei casi è dovuto anche all’aumento dell’età media, ma se non possiamo fare niente contro gli anni che avanzano, possiamo però ridurre il rischio anche attraverso esami genetici che indicano la possibilità di un cancro al seno e nel caso di valori positivi procedere con la mastectomia preventiva da estendere anche alle ovaie, altro bersaglio pericoloso.
“A tutte le donne raccomando quindi per stare bene di rispondere alle campagne di prevenzione. Nel Veneto l’età di riferimento si è abbassata dai 50 ai 45 anni, perché si è visto che anche a questa età possono insorgere queste neoplasie. Alle più giovani raccomando, a partire dai venti anni, una visita senologica e se possibile una ecografia. Questo andrebbe insegnato anche nelle scuole. A chi purtroppo è colpito dalla malattia di confidare sugli enormi passi in avanti della scienza a partire dalle tecniche di diagnosi, di intervento e di terapie”.
In questo senso sono da considerare fondamentali e anche rivoluzionarie le Breast Unit, concepite come un tutt’uno di studio, ricerca, intervento, solidarietà.
“Non sopportavo di vedere le donne, sofferenti nel fisico e nell’anima, sole in una stanzetta d’ospedale, era necessario creare un ambiente più accogliente, far sì che tutto si concentrasse in un unico luogo in cui fornire soluzioni da parte di un team specialistico multidisciplinare. Ma c’era bisogno anche del mondo del volontariato, delle donne ex operate che quotidianamente forniscono conforto, aiuto concreto nelle diverse fasi della malattia.”
Tutto questo lo si trova a Montecchio Maggiore, grazie all’intuizione di un chirurgo, innamorato della sua professione, capace di rinnovarsi, ma soprattutto attento alle sue pazienti, alle loro esigenze, alle loro sofferenze.
“Ho fatto mia la lezione del mio maestro il prof. Pier Giuseppe Cevese che ripeteva che un bravo chirurgo non è solo il più razionale, il più preciso, un artista del bisturi, ma è anche colui che opera pensando che il paziente sia un suo familiare e quindi è chiamato a dare il meglio sempre”.
Oggi il Primario è impegnato anche nella campagna a favore dell’oblio oncologico perché sono sempre di più le donne che guariscono e che quindi hanno il diritto di non essere discriminate. Devono avere il diritto di tornare alla vita di sempre, di poter fare progetti, nessuno può servirsi del cancro per bloccare opportunità di vita.

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