
TEATRO OLIMPICO. DAL 25 SETTEMBRE AL 22 OTTOBRE IL 78° CICLO DI SPETTACOLI CLASSICI
Nove spettacoli con sette prime assolute compongono il cartellone del 78° Ciclo di spettacoli classici del Teatro Olimpico, in calendario dal 25 settembre al 22
Centouno anni fa, nel 1923, Antonio Franceschini diventò l’uomo più importante di Vicenza e restò tale per un decennio nel ruolo prima di sindaco e poi di podestà. Non lo scelsero i cittadini o i partiti che li rappresentavano, ma i fascisti.
La sua ascesa fu conseguenza di un vero e proprio golpe messo in atto nella notte del 14 ottobre 1922 da centinaia di squadristi, che occuparono Palazzo Trissino Baston, sede del Comune, e prelevarono nelle loro abitazioni il sindaco socialista Luigi Faccio e i suoi assessori costringendoli con la violenza a firmare le dimissioni. I fascisti si premurarono di portare i documenti al Prefetto, che, preso atto della mancanza di amministratori, commissariò il Comune.
Tutto ciò successe senza alcun intervento da parte delle forze dello Stato e senza alcuna resistenza da parte della popolazione. Due settimane dopo ci fu la Marcia su Roma.
Il regista dell’azione squadrista fu Antonio Franceschini, leader dei fascisti locali. Aderì al Fascio vicentino nel 1921 e presto diventò il segretario (il “Federale”, come si generalizzava allora) della Federazione provinciale. La sua figura è centralissima nella vicenda che ha, di fatto, cancellato la democrazia in città, tant’è che fu proprio lui a consegnare al Prefetto le dimissioni del Sindaco e degli altri amministratori.
Le elezioni comunali dell’anno successivo, le ultime apparentemente libere in città, sancirono la vittoria del Partito Nazionale Fascista e consacrarono Franceschini nella carica di primo cittadino.
Franceschini era nato a Vicenza nel 1878 da una famiglia borghese e, nel primo decennio del Novecento, si era inserito con abilità nel moderatismo cattolico-liberale della città, frequentando gli entourage dei due personaggi più importanti dell’epoca, il romanziere Antonio Fogazzaro e il politico ed economista Fedele Lampertico. Politicamente passato dal liberalismo a posizioni più nazionalistiche sul finire del periodo giolittiano, aveva cominciato a lavorare nella pubblica amministrazione, anche in veste di commissario prefettizio in alcuni Comuni della Provincia.
Con la Grande Guerra per lui cambiarono molte cose: fu un convinto interventista e lasciò la carriera al Ministero per fare l’avvocato (si era laureato a Padova nel 1902), diventando il legale di fiducia di Marzotto. Poi, l’adesione al Fascismo e la condivisione della linea normalizzatrice di Mussolini, che lo portò a entrare in contrasto con le frange estremiste e squadriste.
Nel 1926, con la riforma del sistema amministrativo (alla cui elaborazione partecipò come giurista), restò alla guida del Comune nella nuova veste di Podestà, nominato dal Partito e, in pratica, plenipotenziario della amministrazione cittadina. Rimase in carica fino al 1932, gli succedette Gianbattista Cebba, meno carismatico ma più concreto e incisivo.
Il 24 settembre 1924 Franceschini accolse il Duce a Vicenza in occasione della inaugurazione del Piazzale della Vittoria a Monte Berico (nella foto), opera coreografica e simbolica voluta per celebrare i morti della Grande Guerra.
La attività amministrativa di Franceschini non fu esemplare. Come ricorda Emilio Franzina nel capitolo dedicato alla contemporaneità del saggio a più mani “Storia di Vicenza”, ci furono nei suoi confronti accuse di interessi privati che, per altro, non gli furono mai contestati giudizialmente e, piuttosto, furono secretate. Non riuscì, poi, a contrastare la nascita e lo sviluppo della Azione Cattolica, che prese piede rapidamente in città e in provincia, lanciando una generazione di intellettuali e politici cattolici che fondarono nel 1943 la Democrazia Cristiana. Franceschini ebbe contro il vescovo Rodolfi e la concorrenza fra le organizzazioni sociali fasciste e quelle cattoliche dilagò.
Franceschini fu più uomo di partito e di potere che amministratore e non lasciò grandi ricordi del suo decennio a capo del Comune.
GIANNI POGGI
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