Le elezioni amministrative rappresentano un’ottima occasione per ravvivare le attività economiche di una città.
Scorrendo l’agenda giornaliera dei candidati, da qui all’8 giugno, si nota che sono molti gli appuntamenti che si svolgono in bar o luoghi ricreativi, dove non solo si ascolta, ma anche si brinda o si mangia. L’aperitivo, meglio ancora l’apericena, un caffè o un te con il candidato in pasticceria… perché non una pizza o una cena? Insomma si creano iniziative che contribuiscono ad incrementare l’attività dei locali pubblici un po’ ovunque. E se non si sceglie un bar o un locale di ristorazione, si preparano banchetti che offrono di tutto e di più, frutto del lavoro dei candidati che si impegnano nella realizzazione di dolci o panini, il tutto nel tentativo di attrarre la simpatia della gente e magari anche il voto.
Se si andasse ad analizzare le entrate di questi giorni si noterebbe sicuramente un incremento delle entrate, un bene dunque per il bilancio dei pubblici esercizi.
Non si tratta di compravendita di voti, il più delle volte si tratta di una forma di gentilezza da parte dei candidati che intendono ringraziare per essere stati ascoltati. Ma è anche l’occasioni per alcuni di fare colazione e cena gratis. Perché ci sono sempre gli esperti del mangiare a sbafo che frequentano ora l’ evento di un candidato ora di un altro e magari scelgono di votare in base alla bontà o alla ricchezza di un buffet.
Alle spese per ristori vari si aggiungano poi le spese per volantini, manifesti, distribuzione degli stessi, pubblicità su TV, radio e quotidiani. Un vero businnes che produce PIL, non c’è dubbio. Ma questi denari da dove arrivano? I candidati di solito si autofinanziano, ma possono ricevere finanziamenti da privati tutti certificati su conti bancari che si aprono ad hoc e dove ogni spesa viene registrata. Guai se questo non succede perché si potrebbe arrivare all’accusa di finanziamento illecito. E in questi giorni crescono, in giro per l’Italia, casi di brogli e corruzione, addirittura di coinvolgimento delle mafie a turbare il corretto andamento della campagna elettorale e del voto.
Resta comunque il fatto che sono lontani i tempi in cui la campagna elettorale si svolgeva nelle piazze, usando un semplice megafono, urlando il proprio programma tra gli applausi dei sostenitori e i fischi degli avversari. Quando si girava di casa in casa per richiamare l’attenzione e spiegare perché votare è importante. Oggi si fa un selfie o una diretta e si prende un piccione con una fava perché si raggiunge i propri miei elettori schiacciando semplicemente un tasto del cellulare, li si attrae con il sorriso ammiccante e poi si passa ad altre “stories”…
Rosanna Frizzo