Chi può essere definito scienziato? Chi si specializza a livello universitario nell’ambito delle scienze, quelle chiamate oggi STEM Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica.
È questo il percorso che contraddistingue Giuliano Dall’Olio, montecchiano non di nascita, ma di vita.
La carta di identità dice che è nato a Bressanvido nel 1947, ma fin dal 1951 vive a Montecchio Maggiore.
“Mio padre era medico e aveva preso la condotta a Montecchio insieme ai dottori Rizzato e Checchi. Cinquemila pazienti ciascuno, in aree ben definite. Allora al medico veniva fornita dal Comune anche l’abitazione e noi, temporaneamente, trovammo alloggio in quella che attualmente è la casa del custode della Villa Cordellina, purtroppo in grande abbandono. Ricordo che giocavo nei giardini della villa e che ero affascinato dal lavoro delle operaie che, nella sala del Tiepolo, distribuivano le larve dei bachi da seta e poi raccoglievano i bozzoli. Ma ricordo anche quando in auto con il papà si andava in Carbonara per visitare malati. Io e mia mamma ne approfittavamo per andare in Strabusene, la località che sta in fondo alla Carbonara. Spesso con l’auto ci impantanavamo e i Meggiolaro si dicevano: “Tiriamo fuori il trattore che arriva il dottore da Lusiana”. Come si può dedurre, la famiglia Dall’Olio proviene dall’Altopiano d’Asiago ed è fortemente condizionata dall’attività del capofamiglia.
“Essere medico allora significava non avere orario: si iniziava al mattino presto in ambulatorio, per finire a tarda ora, la sera, dopo le visite a domicilio. Non c’erano appuntamenti da fissare, il malato arrivava a qualsiasi ora e a qualsiasi ora veniva accolto. Forse è anche per questo che ho deciso che non avrei seguito le orme di mio padre, a differenza dei miei due fratelli più grandi, entrambi affermati specialisti in ambito medico. A quei tempi il medico era a disposizione dei suoi pazienti 24 ore su 24, domenica e festività comprese!” Ribadisce il nostro, che ci accoglie nello studio della sua grande abitazione che fu anche del padre che, alla fine, decise di fare di Montecchio la sua residenza definitiva.
“Di quando ero ragazzo, ricordo che eravamo veramente in tanti a giocare. Rammento le corse su e giù per il Monte Nero, ma anche i viaggi in trenino per raggiungere Vicenza, dove frequentavo la scuola media di Via Riale.
Era una specie di avventura, soprattutto il venerdì quando avevo il pomeriggio e, io e il mio compagno di banco Tarcisio Visonà, andavamo in Campo Marzo a mangiare il panino con l’uovo, perché non si poteva mangiare il salame, il giorno di magro.
In terza media non sono stato bene, non ho frequentato la scuola e ho fatto gli esami da privatista perché avevo sempre la febbre. Quella della crescita, come diagnosticò mio padre. In poco tempo sono diventato, infatti, molto alto”.
Dopo aver frequentato il Rossi si iscrive alla facoltà di Chimica Pura per la quale dimostra una grande passione che si concretizza in ottimi risultati che gli permettono di poter avere la borsa di studio e quindi l’alloggio nella Casa dello Studente. A Padova la sua vita è tutta concentrata nello studio diviso tra lezioni al mattino e laboratori pomeridiani. All’inizio divide la stanza con i fratelli, che nel frattempo si erano già laureati e lavoravano come medici in ospedale, poi con amici, diventati a loro volta, medici o ingegneri.
Una volta laureato, altri due anni come ricercatore presso il laboratorio di Chimica dei Radioelementi dove si studiava un modo per estrarre l’uranio dal mare. Ne segue una pubblicazione.
“Allora mi pagavano 50 mila lire al mese, così il prof. Zarli, che mi seguiva, mi consigliò di cercare di insegnare al mattino nella scuola pubblica e il pomeriggio di continuare all’università per una ricerca non finalizzata di Chimica e Tecnologia di Radioelementi. E così feci. Conseguii successivamente la specializzazione in Chimica Nucleare”.
Qualche anno prima aveva, intanto, incontrato Anna Maria, sua moglie. “Avevo 17 anni e ci conoscemmo in trenino, lungo il tragitto verso le scuole superiori a Vicenza. Eravamo una bella compagnia e si organizzavano anche delle feste per ballare, in casa di qualcuno. Eravamo giovani e ci si divertiva con poco. Si andava molto al nuovo cinema della parrocchia di San Pietro.
C’era poi il Cinema Italia dove andavamo solo quando sul cartellone compariva la dicitura film per tutti. Le altre diciture – per adulti, adulti con riserva, esclusi- indicavano che per noi giovani erano proibiti. Ma davano bei film anche in parrocchia”.
Nel seguire i consigli del suo professore universitario, Giuliano decide di darsi all’insegnamento. La scuola è la allora Buonarroti con Presidi Festival e Danzo: “Dirigenti che mi hanno sempre aiutato nella gestione del mio impegno in classe e all’università!” Infine l’incarico all’Ospedale di Vicenza come Dirigente chimico.
Diventa infatti responsabile del settore di Farmacologia e Tossicologia presso il laboratorio di Chimica Clinica ed Ematologia all’ospedale, continuando comunque l’insegnamento, non più nelle scuole medie e superiori, ma nei corsi universitari per la laurea triennale in Scienze Infermieristiche e per Tecnici di Laboratorio Medico.
Si divide come accademico tra l’università di Verona e di Padova. Nel 2014 agli insegnamenti di Chimica aggiunge la Storia della Medicina di Laboratorio.
Sì perché la storia lo appassiona! La curiosità e poi la voglia di cercare nel passato è legata ad un episodio a lui molto caro.
“Stavo affrontando l’esame di Matematica e il professore mi fece una domanda sul teorema di Rouché e Capelli. Sapevo rispondere, ma non conseguii il massimo dei voti perché ebbi qualche esitazione.
Dopo questo episodio decisi di conoscere da vicino i due matematici e mi appassionai. Frequentavo la biblioteca antica della Facoltà di Chimica e così iniziai il mio lavoro di storico abbinato alla ricerca”.
Come responsabile del settore Farmacologia e Tossicologia nell’ospedale di Vicenza studia e monitora l’efficacia dei farmaci in particolare di quelli antirigetto per il Centro Trapianti.
“Si trattava di un lavoro silenzioso, ma fondamentale, come era importante il lavoro di laboratorio di tossicologia. Significa che seguivo tutte le analisi delle urine, del sangue e del capello legate alla verifica dell’abuso di alcool e sostanze stupefacenti soprattutto per la Commissione Provinciale Patenti.
Di conseguenza ho dovuto presenziare spesso in tribunale per questioni legate al ritiro delle patenti per uso e abuso di droghe o alcool.
Il mio interesse per la storia della Chimica e della Medicina si svolgeva nei tempi liberi dal lavoro in ospedale ma anche nei momenti di attesa, a fine del turno per la verifica dei risultati delle analisi svolte dal laboratorio”.
Le ricerche restano nell’ambito della sua preziosa attività come dirigente di laboratorio. Interessanti i saggi su l’adulterazione delle urine e del capello negli accertamenti tossicologici. O interessante la storia dei test di gravidanza dall’antico Egitto ad oggi o la sua collaborazione nella realizzazione dei due volumi sui “Classici della Medicina di Laboratorio”.
O ancora, per la collana Caleidoscopio, l’opera “Personaggi della Chimica Clinica Italiana dell’Ottocento”. L’attenzione è attratta anche da alcuni saggi pubblicati su riviste specialistiche come “Avvelenamento con olio essenziale di mandorle” e per studi di casi forensi. Studia e pubblica saggi sulla strumentazione utile a rilevare le sostanze proibite nelle urine e nel sangue.
Un vero esperto anche sul piano umano, dato che per lavoro incontra sia tossicodipendenti che alcolisti o guidatori della domenica con l’obbligo di frequentare il laboratorio a seguito del ritiro della patente.
“Oramai conoscevo tutti i trucchetti che erano capaci di mettere in atto per farla franca. Certo non era facile lavorare, sapendo che in ogni momento si può essere imbrogliati e quindi si deve fare molta attenzione nella raccolta delle urine a vista, tramite telecamera, per evitare rischi di adulterazione e di sostituzione del campione da analizzare”.
Nel raccontare questi fatti Giuliano sorride, ma è un sorriso è piuttosto amaro perché si trattava di lavorare per la sicurezza della comunità e per la salute delle persone coinvolte.“Forse è anche per questo che ho tenuto numerosi corsi di aggiornamento e di prevenzione sull’uso e l’abuso di alcolici e di droghe”.
I suoi studi compaiono inoltre nella rivista “Studi e Ricerche” dell’Associazione amici del museo Zannato di Montecchio Maggiore. È anche membro del comitato editoriale della “Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio”.
In tutto questo importante percorso, la moglie Anna è per lui un angelo custode. “Mi ha sempre letto e revisionato testi e articoli, soprattutto per attestare che fossero comprensibili anche a chi non è del settore. Credo che l’esperienza più interessante per me e per lei sia stata quella legata al manicomio dell’Isola di San Servolo a Venezia.
Dopo la sua chiusura, su suggerimento del prof. Mario Galzigna, fratello di Lauro, docente di Biochimica a Padova, con il quale già scrivevo su Riviste internazionali, mi sono impegnato nella catalogazione di tutta la strumentazione rimasta abbandonata all’interno della struttura.
Un viaggio nella storia degli strumenti utilizzati anche da medici che io ammiravo come Giacinto Namias, grande medico ebreo dell’Ottocento. Alla fine ho avuto la gioia di ricevere i complimenti della Presidente della Provincia di Venezia, la quale, a margine del convegno di presentazione del lavoro, mi disse: “Dall’Olio sappiamo quanto lei ha fatto per questi studi!” Studi che certo il nostro non immaginava di svolgere quando ha intrapreso il percorso universitario, lontano dal rischio di fare il medico come il padre. E’ diventato però un docente universitario, appassionato di storia, ma anche di tecnologia.
Mostra infatti orgoglioso la piccola meridiana da lui realizzata, un vero gioiello. Ma di oggetti preziosi è pieno il suo studio, a partire dal microscopio che utilizzava il suo papà, quando il medico condotto faceva i primi accertamenti nel suo studio. Altri tempi che Giuliano un po’ rimpiange, ma certo si va avanti e continua la sua ricerca Storico-scientifica. Sta infatti lavorando ad una pubblicazione sull’Urologia nel Morbo di Parkinson.