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GIRO D’ITALIA. VICENZA SI MOBILITA PER LA TAPPA DEI BERICI: UN INVESTIMENTO DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO A CARICO DI COMUNI E SPONSOR

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Venerdì 23 maggio arriva a Vicenza la 13esima tappa del Giro d’Italia, la Rovigo-Vicenza di 180 chilometri. Il territorio comunale sarà coinvolto in modo marginale perchè il percorso della frazione si svilupperà solo per una dozzina di chilometri nella viabilità cittadina, accedendovi dalla Riviera Berica e proseguendo fino alla salita che porta al traguardo di Monte Berico. La linea d’arrivo sarà superata una prima volta per far proseguire la corsa su un circuito di 20 chilometri, che inciderà per almeno metà nel territorio di Arcugnano e riporterà, alla fine, i corridori sul tracciato che già avevano percorso al primo passaggio.
La città ha mobilitato il solito gruppone di enti pubblici, associazioni di categoria, editori di media locali e sponsor che sostiene i grandi eventi. La parte del leone l’ha fatta – è il caso di dirlo – Leone Zilio, l’assessore comunale allo sport e, appunto, ai grandi eventi, che ha confermato anche in questa occasione le proprie capacità organizzative già espresse un anno fa per l’Adunata degli Alpini.
Il lavoro di Zilio è stato impegnativo prima di tutto perchè il costo dell’arrivo di tappa è davvero pesante: 250 mila euro (dato non ufficiale ma fornito da più fonti autorevoli), che è il corrispettivo che il Comitato di Tappa deve corrispondere a RCS Sport spa, la società organizzatrice del Giro che fa parte del gruppo editoriale Cairo. A questa somma vanno aggiunti gli investimenti necessari per adeguare la viabilità, la logistica e i servizi.
Chi paga? La responsabilità economica è in capo al Comitato della Tappa dei Berici, presieduto dall’industriale Mario Carraro che ha come vice Alessandro Belluscio, l’unico coinvolto del trio di promotori (gli altri due erano i procuratori sportivi Claudio Pasqualin e Moreno Nicoletti) che, nel 2020, aveva tentato di portare a Vicenza il Campionato del Mondo professionisti su strada.
Il Comune di Vicenza ha investito una somma (altrettanto non nota, ma si parla di qualche decina di migliaia di euro) come altri 13 Comuni vicentini attraversati dal percorso della frazione, che si sono impegnati a versare cifre molto più contenute rispetto al capoluogo in considerazione che spetta loro solo un veloce passaggio della corsa. Intelligente, quindi, l’idea di coinvolgerli con l’invenzione del brand “Tappa dei Berici” e il ridimensionamento del Comune di Vicenza al ruolo di primus inter pares.
Voci di corridoio ipotizzano che i contributi pubblici potrebbero ammontare al massimo a una cinquantina di migliaia di euro (al netto di un possibile investimento della Regione, regista della assegnazione delle tappe sul suo territorio) e, quindi, resterebbe ancora una bella somma da coprire. Sono tanti gli sponsor, è vero, ma non è noto qual è la quota di risorse che si sono impegnati a versare.
Un’altra domanda ricorrente è: questo investimento su una tappa che non prevede la partenza da Vicenza il giorno dopo (la carovana si sposterà infatti a Treviso dopo l’arrivo) è giustificato dall’unico corrispettivo possibile e cioè la promozione turistica del territorio? La risposta è difficile, perchè a priori certo non si può sapere l’audience nazionale e internazionale che avrà la telecronaca e, quindi, quale sarà il costo-contatto definitivo. Nemmeno si può prevedere quale sarà, per timing e qualità, la copertura che darà la regia televisiva alle località toccate dalla tappa e, soprattutto, a Vicenza, visto che il circuito finale e l’arrivo non coinvolgono i monumenti cittadini (Villa La Rotonda, a parte).
Un ultimo fattore per valutare la congruità dell’investimento è il peso della tappa per lo sviluppo agonistico della corsa: la Vicenza-Rovigo non sarà certo decisiva per la classifica generale, sia perchè è calendarizzata alla fine della seconda settimana e alla vigilia delle grandi salite che caratterizzeranno la parte finale del Giro, sia perchè il percorso, in massima parte pianeggiante e appena ravvivato dal breve circuito finale in saliscendi ma con salite brevi e pedalabili, non ispira grandi imprese ciclistiche. Non sembra, insomma, una tappa da incollare milioni di telespettatori allo schermo.
Il Giro 2025 non è stato finora molto interessante perchè la mancanza dei totem (Pogacar, Vingegaard e Evenepoel non erano al via) ha lasciato la corsa senza un dominatore, com’era stato l’anno scorso lo sloveno, e la maggiore concorrenza che ne è derivata ha provocato solo un continuo alternarsi di protagonisti e di maglie rosa tenute per poche tappe. Non c’è, quindi, un vero leader e nemmeno ci sono duelli appassionanti. Un Giro un po’ fiacco, insomma.
GIANNI POGGI

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