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EUROPEE 2024. C’È ANCORA DOMANI E UN DOMANI PER UN “RAGAZZO DELL’EUROPA”

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Sì, c’è ancora domani per votare per il nuovo Parlamento europeo. Si dice da più parti che la maggioranza degli Italiani con diritto di voto potrebbe non recarsi alle urne per votare per l’Europa. Spero di no, spero ancora che i giovani, anche all’ultimo, decidano di andarci. Perché l’Europa è loro, è il loro futuro.
I neo elettori sono nati quando l’Europa contava già i suoi 27 Stati membri. Vivono, spesso senza rendersi conto, in una realtà che non ha frontiere, che garantisce la libera circolazione di persone, merci, denari, idee e quindi cultura, arte, ma anche esperienze in ogni campo. Un neo elettore dovrebbe sapere che, se vorrà, potrà frequentare l’università in un Paese diverso dall’Italia, perché la collaborazione tra gli Stati componenti è una realtà e una grande opportunità. Certo non tutto è semplice, ma è innegabile il valore di un’economia comune, di una politica della scuola con linee guida condivisibili, di una sanità che tende a superare i confini geografici. E’ realtà il fatto che, grazie a programmi di cooperazione e di scambio, si possa portare la propria esperienza di studente e di lavoratore in ogni Paese UE. La ricerca scientifica si arricchisce nella condivisione dei risultati, come la collaborazione tra centri di studio e sviluppo farà sì che l’Intelligenza Artificiale sarà una grande opportunità per tutti e non un pericolo. E’ realtà il fatto che l’UE garantisce nella sua unicità le tante diversità degli Stati, perché un unico filo unisce tutti gli Europei, il rispetto dell’Uomo e dei suoi diritti.
Ai giovani elettori che non sanno che fare e vorrebbero starsene a casa, l’invito è quello di non fare il gioco della politica vecchia e superata, quella delle stesse facce, quella delle solite parole vuote.
Sono loro a doversi mettersi in gioco, intanto andando a votare e poi insistendo perché le riforme vengano attuate per rendere più incisiva l’azione dell’Unione, a partire dal superamento del voto all’unanimità per cui basta il no di uno Stato perché un provvedimento non passi. Si tratta di un principio che funzionava quando gli Stati membri erano i sei fondatori, uniti dallo spirito di fratellanza e solidarietà propri della Rivoluzione francese, ma non adeguati alla grande realtà che è l’Europa oggi. E’ necessario cambiare le regole, non per cancellare l’Europa ma per rafforzarla.
Infine, a chi, giovane europeo, è incerto se recarsi alle urne, l’invito ad ascoltare la canzone di Gianna Nannini, “Ragazzo dell’Europa”. Parla di un ragazzo polacco che fugge dal Paese dominato da un regime comunista filosovietico e trova, nell’Europa precedente la caduta del Muro di Berlino, la libertà di muoversi, conoscere, di confrontarsi e crescere.
Quello che è, appunto, l’Europa di oggi.

Rosanna Frizzo

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