
VICENZA JAZZ 2025. GIORNO 9. MEZZANOTTE NEL GIARDINO DEL BENE E DEL MALE
La notte è nera come polvere di carbone, e il cimitero è silenzioso, troppo silenzioso, come se il mondo stesse trattenendo il fiato, in attesa
Il 15 maggio ricomincia quel periodo dell’anno in cui Vicenza si trasforma in una città vivissima, colorata di anime e umori, nottambula e creativa. Il festival jazz arriva alla sua ventinovesima edizione e lo fa con un cartellone di tutta importanza e noi seguiremo tutte le undici giornate di concerti ed eventi dandovi resoconti, recensioni e immagini. Il titolo quest’anno ci regala una riflessione su un concetto che in musica, ma non solo, è di enorme rilevanza speculativa: l’errore. L’errore è la cosa più onesta che esista nella musica. L’errore è la crepa nella cattedrale di Bach, è il rutto fuori tempo di un sassofonista ubriaco nel ’59, è Keith Moon che si ribalta la batteria addosso e inventa un altro tempo che nessun metronomo aveva previsto. L’errore è vita. L’errore è musica. Tutto il resto è studio di registrazione e autopsia. Diceva Miles Davis: “Non è l’errore a contare. È come lo suoni dopo.”. La quintessenza del jazz. Una nota sbagliata? Falla diventare un motivo. Un raddoppio ritmico? Digli che era sincopato. Se la musica è linguaggio, allora l’errore è la balbuzie che diventa poesia. Lo scazzo che diventa stile.
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La notte è nera come polvere di carbone, e il cimitero è silenzioso, troppo silenzioso, come se il mondo stesse trattenendo il fiato, in attesa
Nel ricco mosaico linguistico del Veneto, poche parole brillano con l’irriverente carisma di bacàn. Pronunciata con quella cadenza strascicata che sa di spritz al tramonto
In questi giorni al cinema Odeon, nel programma degli eventi dislocati in città, è in programmazione One to One – John and Yoko, uno di quei
Riccardo Brazzale, introducendo la serata dedicata all’improvvisazione chitarristica, dice che è la giornata ideale per esporre il tema dell’elogio all’errore, e le premesse infatti c’erano
Ogni festival ha un direttore artistico. Il suo ruolo non è solo scegliere gli artisti in programma, è molto di più. Il direttore artistico è
Chi ha orecchie per intendere, intenda. Ma lo Spirito Santo, si sa, non sempre si preoccupa di parlare chiaro. Ama il paradosso, la sorpresa, l’ironia.