
ELEZIONI REGIONALI 2025. LE DUE VELOCITÀ DEL CENTRODESTRA E DEL CENTROSINISTRA
Campagna elettorale a due velocità per le coalizioni di Centrosinistra e Centrodestra in Veneto: mentre il gruppone trainato dal PD E che aggrega un bel
Per il Veneto comincia un’estate politica tutt’altro che rilassante. Le elezioni regionali del prossimo autunno continueranno ad essere (e lo saranno sempre di più con l’avvicinarsi delle scadenze) un argomento pregnante non solo del dibattito fra i macro schieramenti ma anche all’interno degli stessi. Soprattutto nel Centrodestra, che è uscito diviso e pieno di incognite dalla lunga diatriba sul terzo mandato e che, ora, ha poco tempo a disposizione per sciogliere tutti i nodi che dovrebbero portarlo unitario alla scadenza elettorale.
La Lega si è fatta in quattro se non in sedici per cercare fino all’ultimo di assicurare la possibilità di un terzo mandato al presidente Zaia, che, pur avendo saggiamente mantenuto un basso profilo sull’argomento mandando in battaglia i colonnelli, ne vien fuori male dopo che l’ipotesi è stata bocciata a tutti i livelli e in tutte le sedi. Perfino dal suo segretario nazionale Salvini, che non si è mai dannato per aiutare lo scomodo compagno di partito e che, messo alle strette dall’alleato Tajani di Forza Italia con una proposta di patteggiamento politico (via libera al terzo mandato a fronte di un sì sulla cittadinanza facile), ha bellamente rinunciato ad accontentare Zaia per non rinunciare al tabu sui nuovi italiani.
La Lega ha ora davanti tanti bei rebus: sarà ancora un uomo del Leon il candidato alla poltronissima regionale? e, se lo sarà, qual è il nome giusto da proporre ai veneti vedovi del Doge per ottenere certo non le stesse sue preferenze (quote bulgare troppo legate al personaggio) ma almeno una percentuale decente? Altra incognita: se nei palazzi della capitale le alchimie fra i partner togliessero la presidenza del Veneto alla Lega (magari come arma di scambio per la Lombardia) e il candidato fosse un Fratello d’Italia? La Lega in questo caso correrebbe da sola o, al massimo, con l’incomprensibile alleato Calenda? E la Lista Zaia sopravvivrebbe senza la candidatura dell’eponimo?
Per una Lega già tracollante nei voti e cannibalizzata dai Fratelli, nuovi idoli dell’elettorato di destra regionale, si prospetta un futuro politico complicato a Palazzo Balbi, con un numero di consiglieri irrisorio rispetto all’attuale e una assottigliata rappresentanza in Giunta, senza contare l’indotto dove presidenze, direzioni e cda (soprattutto nella sanità, da sempre presidio del vincitore) passerebbero a uomini e donne di altra fede.
C’è una sola certezza per un Centrodestra che passerà i prossimi mesi nel fuoco amico: la presidenza del Veneto continuerà a essere sua come la Giunta e la maggioranza in Consiglio. Mica poco, ma quale sarà il prezzo?
Contro un competitor in relativa crisi, il Centrosinistra ha pensato bene di schierare un candidato presidente che nessuno conosce, l’ex sindaco di Treviso (dal 2013 al 2018) Giovanni Manildo. La necessità di proporre un nome che andasse bene a tutte le componenti di uno schieramento mai così largo e comprensivo ha prevalso sia sulla opportunità di mandare invece avanti un politico in rappresentanza dell’egemone Partito Democratico sia sulla scelta di una figura popolare e trasversale nella variegata area elettorale di riferimento.
in area PD c’è stata, invero, una bella sfilza di no da parte di possibili candidati, a cominciare dall’ex primo cittadino di Vicenza Achille Variati (in semipensionamento alla presidenza della sua Ipab) all’attuale Giacomo Possamai, alla consigliera regionale Chiara Luisetto, e alcuni stop sono arrivati su figure proposte dai territori, coma la battagliera capogruppo Vanessa Camani, sponsorizzata dal PD padovano. Un boicottaggio, poi, ritiene di averlo ricevuto il senatore piddino Andrea Crisanti, eroe dell’era Covid e, nell’occasione, vittima di Zaia, un profilo che, per popolarità e profilo politico, sarebbe stato un bel competitor. Non parliamo, infine, dei nomi proposti dagli alleati, nemmeno presi in considerazione.
Manildo è, evidentemente, l’unico che ha accettato do combattere una battaglia già persa in partenza e che pagherà il prezzo di un identikit almeno in partenza piuttosto incolore e di una notorietà circoscritta alla Marca da cui proviene. Di Centrosinistra ma moderato (etichetta che, nel concreto, non vuol dir niente), avrà la immediata necessità di mettere insieme un progetto elettorale in cui dovranno trovare spazio non solo i grandi temi di area ma anche le differenziate priorità dei sostenitori. Dovrà passare l’estate sbattendosi sul territorio per farsi conoscere e metterci la faccia, per spiegare ai veneti perchè votare per un semisconosciuto e agli astensionisti di area progressista perchè sarebbe il caso di tornare alle urne. Dovrà predisporsi (un moderato come lui?) a una campagna di guerra senza guanti bianchi e diplomazia, attaccando senza riguardi e senza tregua un avversario probabilmente indebolito dalla frammentazione nella coalizione e dalle lotte intestine.
GIANNI POGGI
Campagna elettorale a due velocità per le coalizioni di Centrosinistra e Centrodestra in Veneto: mentre il gruppone trainato dal PD E che aggrega un bel
Comunicato stampa di Fondazione Roi La Fondazione Giuseppe Roi, ente filantropico impegnato nella valorizzazione del patrimonio culturale vicentino, annuncia con orgoglio la pubblicazione sulla Piattaforma
Nota di Antonio Marco Dalla Pozza (PD) Quando, circa quattro mesi fa, dalle assemblee dei sette Circoli del Partito Democratico di Vicenza PD Vicenza città
Ci siamo. Un mese e mezzo di astinenza calcistica da quel 28 maggio, che resterà negli annali biancorossi per la eliminazione dai play off, e
Fra pochi giorni, il 14 luglio, è in calendario il raduno dell’LR Vicenza 2025-2026 e, pur con una scadenza così vicina, la nuova squadra è
Il Comitato che riunisce commercianti e residenti di corso santi Felice e Fortunato ha incontrato mercoledì 2 luglio il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai e