Una riflessione sulla catastrofe che si è abbattuta sulla regione di Siviglia. Le immagini sono terribili, ci mostrano che la natura può veramente travolgerci, soprattutto quando non si sente rispettata.
La Dana è un fenomeno meteorologico che si alimenta in condizioni particolari ed estreme. Da anni si parla di quanto sia pericoloso l’innalzamento della temperatura delle acque del Mediterraneo, dei conseguenti fenomeni atmosferici violenti che si potrebbero generare e che per contrastarli si deve innanzi tutto controllare le emissioni di gas serra. Si dice, ma non si fa, si lascia al singolo la sensibilità di attrezzare la casa con sistemi elettrici e di riscaldamento ecologici, si lascia alla sensibilità del singolo la decisione di usare meno le auto. I governi invece, in nome dell’economia da salvaguardare, sembrano restare al palo in fatto di politiche green di contrasto al fenomeno dell’innalzamento della temperatura media del pianeta.
Così ogni anno aspettiamo l’autunno e ci chiediamo quali saranno le zone colpite dal surriscaldamento.
E’ toccato quest’anno all’ Emilia Romagna, alla Liguria e ora alla Spagna del sud.
Tutto previsto purtroppo!
Ma la riflessione si sofferma oggi su altri due aspetti: la sicurezza e la prevenzione.
Dicono che a Siviglia non ci sia stato alcun avviso, alcuna segnalazione preventiva. Se ci fosse stata un avvertimento preciso forse le persone si sarebbero messe in salvo, si sarebbero spostate per tempo, avrebbero portato l’auto fuori dai garage sotterranei per tempo e non sarebbero morte come topi in gabbia. Ma quello che è mancato, a mio parere, è proprio la cultura della sicurezza che automaticamente spinge alla prevenzione.
Non ci si aspettava la disgrazia, ma il pericolo è sempre in agguato e bisognerebbe imparare a prevenirlo. Tutti dovremmo fare dei corsi di educazione alla sicurezza, per non farci travolgere, per pretendere che le abitazioni siano costruite in sicurezza dove si può e non sopra un torrente interrato.
Possiamo vincere su un tornado? Certo, se prima del suo arrivo avremo cercato un luogo sicuro. Possiamo vincere su un fiume? Certo se seguiamo le allerte meteo e non si va su un ponte a guardare l’acqua che cresce.
Di sicuro se si ha cura del suo corso, se si puliscono le sponde se si controlla la resistenza degli argini.
L’educazione alla sicurezza deve partire fin dalle scuole elementari per dare anche ai bimbi la consapevolezza del rischio. Capire cosa sia pericoloso fin da piccoli porta all’attenzione e quindi alla prevenzione quando si diventerà adulti. Non bastano le prove di evacuazione simulate dalla scuola. E’ necessario che fin da piccoli si sia in grado di osservare l’ambiente intorno per coglierne quanto possa essere pericoloso. Imparare ad andare per strada innanzi tutto. Rispettare le regole per contrastare possibili incidenti e danni. Conoscere veramente che cosa significhi casa sicura, soprattutto per prevenire fughe di gas ed incendi.
Ma insegnare anche che in caso di temporale è meglio stare lontano da ciò che potrebbe attrarre i fulmini o travolgerci, se la furia del vento e la forza della pioggia sono più che eccezionali.
Sembrano banalità, ma non diamole per scontate.
Non scontato è invece l’impegno della Protezione Civile di Montecchio Maggiore che, grazie al progetto Artemide, interviene nelle scuole del territorio e cerca di formare futuri cittadini consapevoli.