Tra i Mille di Giuseppe Garibaldi i vicentini erano 35 e, fra di loro, non poteva non esserci Domenico Cariolato, il super garibaldino che è stato seguace e a fianco dell’Eroe dei due mondi in tutte le sue imprese.
Era un uomo coraggioso e un vero patriota il Cariolato, vicentino DOC (nato in città il 7 luglio 1835), e aveva dimostrato queste sue qualità molto precocemente, addirittura a dodici anni. Maggio 1948: Vicenza si è ribellata, con altre città padane, all’impero austro ungarico sulla spinta dell’avanzata delle truppe piemontesi impegnate nella prima Guerra di indipendenza. Il maresciallo austriaco Radetzky richiama le guarnigioni di stanza nelle città ribelli e le riunisce nelle fortezze del Quadrilatero in attesa che arrivi un’armata di rinforzo.
Vicenza è libera ma si prepara a resistere alla reazione degli imperiali. La difendono 5.000 uomini, in gran parte reparti pontifici integrati da reparti veneti guidati da Giovanni Durando, ex comandante dell’esercito di Pio IX passato a combattere con Carlo Alberto, e dal battaglione di volontari cosmopoliti del generale Giacomo Antonini, iscritto alla Giovine Italia di Mazzini.
Fra i volontari vicentini c’è un ragazzino, il Cariolato, che partecipa anche alla battaglia decisiva del 10 giugno (in cui Vicenza capitola) e, nell’occasione, compie un atto eroico salvando da una granata una donna e i suoi figli. Arriva per questo il suo primo riconoscimento, la medaglia di bronzo al valor militare.
L’anno dopo (1849, ha 14 anni) Cariolato è fra i volontari che difendono la Repubblica Romana e qui incontra Garibaldi, al comando della Legione Italiana che presidia il Gianicolo. Si fa notare, l’avventuroso adolescente, sia per il suo valore sia per una rispostaccia al generale Oudinot, comandante del corpo di spedizione francese mandato in aiuto del Papa, al momento della sua cattura: ” io vi faccio ridere voi mi fate ribrezzo”.
Conclusa l’esperienza romana, Domenico non torna a Vicenza e si trasferisce in esilio a Torino, dov’è costretto a fare inconsueti lavori: prepara colori per l’Accademia delle belle arti, fa il modello, il maestro di nuoto e, intanto, studia.
Nel 1859, dopo dieci anni di pace, alla prima occasione bellica che si presenta, il Cariolato riprende le armi. A Torino, in vista della seconda Guerra d’indipendenza, si costituisce una brigata di volontari provenienti da mezza Italia, che prende il nome di Cacciatori delle Alpi ed è guidata da Garibaldi, e il vicentino vi si arruola nelle Guide a cavallo combattendo in Trentino. A 24 anni, dunque, inizia il lungo rapporto con il condottiero nizzardo.
Nel 1860, Cariolato si dimette dai Cacciatori delle Alpi che, quale corpo dell’Esercito piemontese non può partecipare alla spedizione dei Mille, e si arruola nella formazione garibaldina che s’imbarca il 5 maggio da Quarto per conquistare la Sicilia dei Borbone. Il vicentino è tra le Guide a cavallo e si distingue compiendo numerosi atti di eroismo in Sicilia e in Campania. Il Generale lo inserisce nel suo staff e, l’8 novembre a Napoli, è tra le quattro guardie che lo accompagnano nell’incontro con Vittorio Emanuele II in cui l’Eroe dei due mondi presenta al re il risultato del plebiscito.
Dal 1861 al 1872 Cariolato è con Garibaldi, che nel 1862 lo fa entrare nella Massoneria a Palermo, ed entra nell’Esercito nel Reggimento “Lancieri di Milano”. Partecipa a tutte le imprese del Generale, da Bezzecca a Mentana, a Digione. In dissenso con la gerarchia piemontese lascia l’Esercito con il grado di colonnello nel 1872, a 37 anni.
Pur lasciando le armi, Cariolato continua a essere vicino a Garibaldi, come documenta l’epistolario fra i due, fino alla morte del Generale nel giugno del 1882. La fiducia nel suo ufficiale è tale che lo nomina curatore dei figli Menotti e Ricciotti.
Tornato civile, la sua vita prende un altro indirizzo. Si impegna nella politica (è eletto deputato nell’82 e rifiuta la ricandidatura in dissenso con il Trasformismo) e nel sociale battendosi per la giustizia e per la partecipazione attiva dei cittadini. Il matrimonio è in linea con il suo profilo etico e politico: la moglie Annamaria Piccoli, sposata nel 1874, pittrice e patriota, dirige un asilo rurale da lei stessa fondato.
Nella parte finale della sua vita Cariolato si trasferisce a Roma, dove muore il 29 gennaio 1910, mentre fa parte della Commissione per il Cinquantenario di Marsala. Il suo corpo è trasportato a Vicenza e sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero della città.
GIANNI POGGI