
INSIEME PER VICENZA. L’EX CENTRALE DEL LATTE? ABBANDONATA COME IL PARCO DELLA PACE
Il 15 marzo nel piazzale antistante la ex Centrale del latte, nel quartiere di san Bortolo, i consiglieri comunali di Insieme per Vicenza Stefano Notarangelo
Torna alla ribalta l’ex Macello comunale perchè il sindaco Giacomo Possamai ha annunciato che la vicentina Fondazione Pielle 24 è disponibile a sponsorizzare uno scheletro in legno e acciaio per preservare il complesso da ulteriori crolli in attesa della sua completa riqualificazione, che la stessa è pronta a finanziare.
La Fondazione Pielle 24 è disposta ad accollarsi un onere di 508.441,08 euro per la messa in sicurezza dell’intero complesso, con esecuzione e coordinamento dell’intervento completamente a proprio carico.
L’amministrazione deve ora verificare attraverso un avviso pubblico se esistono ulteriori manifestazioni di interesse a sponsorizzare l’intervento. In caso positivo, sarà bandita una gara. In assenza di altre proposte si procederà a negoziazione diretta con l’unico proponente.
“Questo primo step – ha spiegato Possamai – prevede l’indispensabile messa in sicurezza del complesso che è stata studiata come cantiere funzionale alla riqualificazione vera e propria: un grande progetto per il quale abbiamo già avviato la variante urbanistica che ci consentirà di spostare le auto da piazza Matteotti al piano terra dell’ex Macello e di realizzare ai piani superiori uno studentato universitario”.
Il rudere dell’ex Macello sorge al limite nord di viale Giuriolo e introduce alla antica Piazza dell’Isola, ribattezzata Giacomo Matteotti. Non si può abbattere perché c’è un vincolo della Sovrintendenza. Quel poco che rimane del progetto palladiano ha impedito, infatti, che fosse raso al suolo.
Le origini sono nobili, sia nel senso del proprietario, il conte Coriolano Piovene, che in quello del progettista: sempre lui, Andrea Palladio. La costruzione dell’edificio inizia nel 1558 e si conclude diciassette anni dopo, nel 1575. Nella pianta di Vicenza di Giandomenico dall’Acqua del 1711 la facciata è raffigurata con un prospetto molto articolato grazie ad una serie di alte colonne che lo percorrono dalla base al tetto segmentando lo spazio orizzontale in cui sono inserite altrettante finestre.
L’edificio non esiste più in quella forma perché, nel corso del Settecento, va progressivamente decadendo e il colpo di grazia lo riceve da Napoleone, o meglio dalla Divisione Massena del corpo di spedizione in Italia, che nel 1797 lo requisisce ai Piovene e lo trasforma in forno per la panificazione e, poi, in macello.
Quando i francesi se ne vanno, i Piovene rientrano in possesso dell’edificio e lo trovano ancor più devastato dopo il passaggio delle truppe. Indecisi se lasciarlo alla rovina definitiva o ripristinarlo, scelgono una terza via: chiedono al Comune un risarcimento. Il pubblico, come si direbbe oggi, fa orecchie da mercante e ai Piovene non resta che vendere il rudere a un privato che, appunto, lo trasforma definitivamente in un macello. Nel 1891 l’edificio è restaurato dall’architetto Carlo Morseletto e diventa di proprietà del Comune, che mantiene la destinazione d’uso. Il civico mattatoio rimane lì fino agli anni Sessanta del secolo scorso, quando emigra verso la periferia della città.
Nei sei decenni trascorsi da quando è stato dismesso, l’edificio è diventato garage, poi è stato abbandonato e l’abbandono lo ha portato alla rovina. Oggi ne esistono solo le mura perimetrali, il tetto è crollato travolgendo tutto all’interno, imperano sporcizia e vegetazione.
Dopo che tutte le aste per la vendita sono andate deserte, si sono susseguiti idee e progetti: prima per farlo diventare hotel di lusso, poi area commerciale con negozi e supermercato di prodotti alimentari top, poi di nuovo parcheggio. Nel 2022 l’amministrazione Rucco aveva affidato la progettazione di fattibilità tecnico–economica di un parcheggio di 120 posti auto allo Studio 67 dell’architetto Alberto Stocco, che ha prodotto il progetto per la Fondazione Pielle.
GIANNI POGGI
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