La ricerca di similitudini fra Monticello Conto Otto e Montecchio Maggiore si esaurisce nel nome, visto che tutti e due i toponimi si riferiscono alla presenza di piccole elevazioni nei rispettivi territori. Per il resto, tutto (o quasi) è diverso: Monticello a nord est, Montecchio a ovest; il primo fuori dai grandi assi di comunicazione, il secondo accerchiato da autostrada, statale, Pedemontana, ferrovia e TAV; uno con poco meno di 9.000 abitanti, l’altro con 23.627 (tant’è che, nel 2008, a Montecchio è stato conferito il titolo di città). Nell’economia hanno, invece, qualcosa in comune, visto che sono dotati entrambi di importanti zone industriali.
Anche sotto il profilo ambientale c’è vistosa differenza. Montecchio è nella zona arancione, la seconda area per diffusione dell’inquinamento delle acque da PFAS, mentre Monticello non ha criticità altrettanto vistose.
C’è, però, una singolare caratteristica che accomuna Monticello e Montecchio: due frazioni, Cavazzale e Alte Ceccato, sovrastano i due paesi, che detengono sì il Municipio ma non il primato nel territorio. Nel caso di Alte, poi, il numero degli abitanti raggiunge la metà della popolazione complessiva di Montecchio.
Sotto il profilo politico amministrativo, il pregresso è simile perchè, per tutti e due i centri, è improntato, fino a metà Anni Novanta, al predominio della Democrazia Cristiana.
A Montecchio, nei trent’anni dal 1995 a oggi, alla egemonia della Democrazia Cristiana si sostituisce quella della Lega, che insedia tre sindaci (Giuseppe Ceccato fino al 2004, Milena Cecchetto nel decennio 2009-2019 e Gianfranco Trapula nell’ultimo mandato) con la significativa pausa legata all’unica amministrazione di Centrosinistra con il sindaco Maurizio Scalabrin.
A Monticello, dopo dieci anni di amministrazioni di Centrosinistra, si succedono sindaci dell’altra area dal 2004 ad oggi: Alessandro Zoppelletto (2004-2014), Claudio Benincà (2014-2019) e Damiano Ceron.
Sia a Monticello che a Montecchio il fronte elettorale è articolato su quattro candidature che, nel primo, vedono in corsa tre donne mentre, nel secondo, tre sono gli uomini. E se a Monticello è sceso in campo il sindaco uscente, a Montecchio sono ben tre gli ex primi cittadini coinvolti.
Il contesto elettorale monticellese è assai complicato. C’è, infatti, una candidata (Gilberta Pezzin, lista Monticello che vorrei) che si rifà al Centrosinistra e, infatti, è sostenuta da una coalizione che replica il campo largo vincente un anno fa a Vicenza con Giacomo Possamai. Il Centrodestra, invece, si è spaccato in tre e il sindaco Damiano Ceron (lista Ceron Sindaco), in carica dal 2019, si trova come competitor nella stessa area la sua vicesindaca Cristina Zanini, spalleggiata da Fratelli d’Italia e Erika Pegoraro (#Io scelgo Pegoraro Sindaco), già in Forza Italia ma che si presenta, a sua volta, senza etichette di partito.
A Montecchio Maggiore la situazione politica è ancor più complessa perchè, nel Centrodestra, il ritorno in campo di Milena Cecchetto, consigliera regionale della Lega ed ex sindaca, ha privato del sostegno dei tre partiti di Governo Gianfranco Trapula, primo cittadino uscente eletto dalla Lega, che è stato espulso dal partito essendosi comunque candidato con la propria civica Trapula Sindaco in competizione con Cecchetto.
Il terzo ex sindaco sceso in campo è Maurizio Scalabrin, che è sostenuto da Adesso Montecchio, Montecchio Montecchio e Montecchio per lo sport. Scalabrin è politico di Centrosinistra (prima repubblicano, poi PD e ora Italia Viva, di cui è stato coordinatore provinciale fino alle dimissioni date in coincidenza della candidatura), ma si presenta con il timbro di civico e, infatti, la sua campagna elettorale è stata improntata rigorosamente a temi cittadini.
Altrettanto civica dura e pura è la candidatura di Silvio Parise, sostenuto da Parise Sindaco 2024, Coalizione Civica insieme per Montecchio e Montecchio Democratica Civica. Le due ultime liste comprendono esponenti di partiti del Centrosinistra e dell’opposizione nazionale. Lo stesso Parise ha un passato politico prima nella DC e poi in Forza Italia.
GIANNI POGGI