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AMBIENTE. SETTE PROCEDURE DI INFRAZIONE DELLA UE AL VENETO. ZANONI (PD): DA ANNI LA REGIONE NON RISPETTA LE NORME EUROPEE

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Il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni lancia l’allarme: “il Veneto si ritrova sotto accusa da parte dell’Ue, con ben sette procedure di infrazione tutte in tema ambientale e col rischio concreto di vedersi infliggere sanzioni miliardarie. Basti pensare che, solo per la violazione della Direttiva Aria, il salasso potrebbe raggiungere il mezzo miliardo di euro”.
Zanoni, a margine della Commissione Legalità dove si è svolto un focus esclusivo sulle procedure di infrazione a carico dello Stato e di interesse della Regione, ha spiegato: “da anni il Veneto non rispetta le norme europee in tema di ambiente. La sfilza di procedure riguarda le seguenti infrazioni: cattiva applicazione della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane; violazione della Direttiva Aria per superamento dei valori limite di PM10; violazione della Direttiva Aria per superamento in alcune aree del valore limite annuale di PM2.5; violazione della Direttiva sulla protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati di origine agricola, ovvero lo spargimento dei liquami dei troppi allevamenti intensivi nelle nostre campagne; mancato completamento della designazione dei siti della rete Natura 2000 ai sensi delle Direttive Habitat e Uccelli; mancata designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e adozione delle misure di conservazione ai sensi della Direttiva Habitat. In particolare, nonostante una sentenza di condanna della Corte di Giustizia del 2020, la posizione del Veneto rispetto alla Direttiva Aria resta pesantemente fuorilegge”.
“Sull’aria avvelenata la situazione di illegalità si aggraverà considerevolmente – ha continuato Zanoni – in seguito all’approvazione definitiva del 14 ottobre scorso, da parte del Consiglio dell’Unione europea, della nuova direttiva per la qualità dell’aria, che stabilisce il rispetto entro il 2030 di limiti significativamente più severi di quelli attuali, sia pure ancora leggermente più alti dei valori di riferimento stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Tra i cambiamenti principali, con la nuova direttiva le PM10, causa di condanna per il Veneto, passeranno da una media annua di 40 microgrammi al metro cubo a 20, anche se l’OMS richiederebbe un valore limite di 15”.
Zanoni spiega che “per la violazione della Direttiva Aria per superamento del valori delle PM10 in questo momento siamo nella fase di messa in mora per il mancato rispetto della sentenza di condanna del 2020. Ovvero, in quattro anni la Regione non ha ottemperato alle richieste dei giudici della Corte di Giustizia dell’UE. Una situazione che riguarda anche Lombardia ed Emilia-Romagna. Ciò significa che con una sanzione che potrebbe raggiungere i 2-3 miliardi di euro, come Veneto ci potrebbe arrivare una botta da mezzo miliardo di multa ai sensi della legge del 2012 che prevede la rivalsa dello Stato sulle Regioni che hanno causato l’infrazione. D’altra parte, a partire dal presidente Zaia, questa procedura è sempre stata presa sottogamba. Arrivando a violare personalmente addirittura delle proprie norme regionali, come il divieto di bruciare biomassa, vedi i Panevin dell’Epifania. Azioni che ho segnalato puntualmente alla Commissione europea. Insomma, dopo la Pedemontana, si prospetta concretamente all’orizzonte un’altra voragine gigantesca per i conti della Regione”.

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