Dal 14 giugno al 20 luglio presso la sala Sette Santi Fondatori nel complesso del Santuario di Monte Berico si è tenuta una mostra dedicata all’artista Vittorio Buset, padre giuseppino, intitolata “Sperando la Bellezza”.
Una trentina le opere esposte che vanno dalle sculture ai quadri ‘polimaterici’.

Un’occasione preziosa per ammirare, all’interno di un antico complesso conventuale, le opere di un autore profondamente legato all’arte sacra, capace di trasformare la bellezza in uno strumento di meditazione spirituale e di riflessione sulla speranza. Tra queste spiccano le sculture dedicate alla figura della Madre di Dio.

Originario del Friuli, padre Buset è nato a Pasiano (Pordenone) nel 1942. Ha insegnato per molti anni discipline artistiche a Vicenza, presso la scuola professionale dei Giuseppini del Murialdo.
Il suo cammino di ricerca artistica parte da Montecchio Maggiore. Nel 2007 si è trasferito a Venezia, nella parrocchia della Madonna dell’Orto, dove ha assunto anche il ruolo di cappellano della Scuola Grande di San Rocco.

Padre Vittorio Buset trova spesso difficile dare un titolo alle sue opere. E non c’è da stupirsi: ogni sua creazione nasce da un percorso di ricerca continuo, in cui ogni nuovo lavoro si inserisce alla trama della sua esistenza. Gesto dopo gesto, immagine dopo immagine, la sua arte si abbevera di Infinito, e si concretizza nell’utilizzo con sorprendente semplicità di elementi naturali: umili, minuti, a volte quasi invisibili.

Piccoli granelli di sabbia, timidi riflessi di quarzo, frammenti di legno levigati dal tempo, rami contorti spogliati delle loro foglie: nulla che colpisca per imponenza, ma proprio in questo orizzonte silenzioso – tanto visivo quanto contemplativo – si dischiude una ricchezza di profondità rara. Una ricchezza capace di sfiorare l’anima stanca, appiattita da una quotidianità uniforme, spesso incapace di cogliere il valore unico di ogni frammento dell’esistenza.

Le opere di padre Buset aprono uno spazio di accoglienza e fiducia per ogni sguardo – che sia ancora incerto o già esperto – capace di cogliere il suono sottile dell’essenziale. Un essenziale che non è assenza, ma miniera silenziosa di forza creativa, da scoprire con lentezza, attraverso i segni, le relazioni e i significati nascosti del creato. Un’esperienza che va oltre la logica e prende forma nel gioco, nella poesia, nel canto, nella preghiera.

Per padre Buset, l’arte è una grazia: accarezza e risana le ferite del mondo, accompagnandolo oltre le lacerazioni della storia verso quella fenditura segreta da cui sgorga la luce della speranza e della consolazione. In moltissime sue opere campeggia il bianco, simbolo del bene, di Dio e dell’Assoluto, che sostituisce l’oro per il mondo bizantino, in contrapposizione del male rappresentato con il nero, i colori scuri, la sabbia, i sassi…
“Per grazia ricevuta” egli compone le sue immagini ispirate: non solo per placare la propria inquietudine interiore, ma per offrire sostegno ad altri viandanti dell’anima, guidandoli oltre il consueto, il prevedibile, il visibile, verso l’orizzonte audace della trasfigurazione.
Di seguito le interviste alla curatrice della mostra Agata Keran, responsabile del Museo d’Arte Sacra di Monte Berico e a padre Vittorio Buset